“C’è una differenza sostanziale tra il mio primo mandato da ministro per la Pubblica amministrazione e il secondo: nel 2008 eravamo all’inizio della grande crisi economica dei subprime. Ricordiamo tutti l’Europa di quegli anni, ‘sangue, sudore e lacrime,’ tagli e vincoli. Avevo avviato cambiamenti importanti con la mia riforma di allora, ma non c’erano le risorse. Oggi ci troviamo invece nel contesto del Pnrr, che è un grande catalizzatore di riforme. Un contesto totalmente diverso, opposto a 180 gradi rispetto a quello del 2008”, ha esordito con il parallelo storico tra i due mandati da ministro, Renato Brunetta, intervenuto oggi in videocollegamento all’evento “Capitale umano per il cambiamento sostenibile”, promosso da “L’Economia” del Corriere della Sera.
“Ho cominciato questa seconda esperienza sbloccando il turnover, rinnovando i contratti e facendo le riforme. Le prime due abilitanti del Pnrr, quelle per cui abbiamo ottenuto lo scorso agosto l’anticipo di 25 miliardi di euro, sono state le mie: semplificazioni e governance; Pubblica amministrazione. Non so se sia l’intelligenza della storia. So solo che ho potuto recuperare anche molte norme del passato, che adesso posso implementare. Abbiamo potuto riaprire la stagione dei rinnovi contrattuali e sbloccare il turnover. Nella Pubblica amministrazione saranno assunte a tempo indeterminato 100mila persone l’anno. E torna il salario accessorio, che premia la produttività”.
“Il Pnrr si basa sull’efficienza della Pubblica amministrazione. Se non funzionerà, se la capacità amministrativa non sarà rafforzata a sufficienza, i bandi andranno deserti e sarà difficile la messa a terra dei progetti. Ha ragione chi mi dice che riformare la Pa è la missione più complicata: ci stiamo mettendo tantissima buona volontà e molte innovazioni”. “Abbiamo già varato molte semplificazioni in settori chiave – ha continuato il ministro – ed entro il 2026 arriveremo a semplificare, cancellare o reingegnerizzare 600 procedure complesse in tutti i settori, quelle che pesano sulla vita di cittadini, famiglie e imprese. Capitale umano e semplificazioni sono i prerequisiti per digitalizzare e per garantire l’interoperabilità delle banche dati. Tutto va fatto in parallelo, non in sequenza”. Il Governo ha investito moltissimo sui 3,2 milioni di dipendenti pubblici, a cui è dedicato un piano strategico di formazione che può contare su due miliardi di euro.
“Da un lato puntiamo ad accrescere la loro cultura digitale, attraverso pacchetti formativi sviluppati con i più grandi player internazionali. Dall’altro lato ho ripreso un mio vecchio obiettivo: far laureare i dipendenti o far loro prendere una seconda laurea. Il progetto si chiama ‘110 e lode’, è pienamente operativo e permette a tutti i lavoratori della Pa di iscriversi all’Università a condizioni agevolate. Al programma hanno aderito praticamente tutte le Università italiane, a partire dalla Sapienza di Roma. Mai vista una cosa del genere. Un capitale umano pubblico formato fa bene al Paese”. I giovani professionisti dovrebbero accettare anche i contratti a termine nella Pa, pensati soprattutto per il Pnrr. “Perché così avviene in tutto il mondo.
La Pa non è solo il posto fisso. Si può fare un’esperienza a termine nella Pubblica amministrazione, a maggior ragione nell’ambito del Pnrr. Abbiamo ricevuto quasi 70mila domande per partecipare agli avvisi di selezione dei 1.000 professionisti ed esperti per le Regioni. Stiamo cercando di rendere la Pa sempre più attrattiva, velocizzando i concorsi, che oggi durano circa 100 giorni a fronte dei 4 anni del passato, migliorando le remunerazioni e ricordando il valore della ‘missione’. Essere un lavoratore pubblico significa produrre beni e servizi per la comunità”. Brunetta ha poi ricordato i “volti de Repubblica”: medici, infermieri, forze dell’ordine, insegnanti e dipendenti pubblici in generale che durante la pandemia hanno tenuto in piedi il Paese. Per loro giudizio ampiamente positivo. “Darei un bel 7, con una menzione al grande potere di resilienza dimostrato. Nei momenti difficili noi italiani diamo il meglio di noi stessi. Come adesso, con la generosità dimostrata nell’accoglienza dei profughi dell’Ucraina. Questo è il nostro grande cuore, il grande capitale umano del Paese”. Fiducia anche sul rientro in presenza. Il Governo non ha incontrato difficoltà: “Si sta andando verso l’ibridazione per i cosiddetti lavori ‘smartabili’, con una prevalenza in presenza e una parte della settimana lavorativa da remoto, di comune accordo tra lavoratore e datore, purché il lavoro agile sia contrattualizzato e svolto con piattaforma e device sicuri. Questo modello sta funzionando, nel pubblico e nel privato”.
Fonte: Ministero per la Pa