Blue Monday, 18 gennaio 2021, l’inverno del nostro scontento non si sta tramutando in estate – tanto per parafrasare il Bardo di Stratford On-Avon – anzi raggiunge l’apice proprio in questa gelida giornata, segnata dal Covid e dal freddo intenso. Ciò accade perchè, stando almeno alle analisi del dottor Cliff Arnall, psicologo dell’Università di Cardiff, che nel 2005, con una formula matematica che incrociava alcune variabili come il meteo, i sensi di colpa per i soldi spesi a Natale, il calo di motivazione dopo le feste e la crescente necessità di rimboccarsi le maniche per affrontare le fatiche che incombono nei mesi a venire, identificava il Blue Monday come giorno più triste dell’anno, coincidente con il terzo lunedì di gennaio.
Tristezza, melanconia, nostalgia, umor nero, sono dunque i compagni abituali di queste 24 ore. Recentemente, anche il Censis ha confermato, ad esempio, che gli italiani hanno perso gradualmente la loro serenità. Per sette persone su dieci si viveva meglio quando non era la tecnologia a occupare tutto il nostro tempo e quando le interazioni umane erano più sincere, semplici e non limitate da lockdown e restrizioni da zona gialla, arancione e rossa. In più, negli ultimi anni si è indebolita la fiducia nelle istituzioni e, mese dopo mese, le incertezze economiche hanno iniziato a spaventare anche le categorie storicamente più sicure. Una condizione, dunque, progressivamente sempre più difficile.
La conferma arriva anche da una recente ricerca,“Vita ed Energia: i bioritmi degli italiani“, condotta da Astra Ricerche e promossa da Almond Board of California, secondo cui l’inverno è la stagione in cui gli italiani si sentono più scarichi e depressi, con meno di uno su cinque che dichiara di sentirsi al top delle energie in questo periodo dell’anno e un 44% che viaggia con le batterie cariche per metà o anche meno. Non solo percezioni e sentimenti, però. Il giorno della tristezzafa il paio anche con i luoghi della tristezza e della desolazione. In effetti, non ci sono solo le smart city, quelle per intenderci delle “magnifiche sorti e progressive”, tutte tecnologia, innovazione, sostenibilità e qualità della vita. Abbondano anche le dark city, ossia le città più pericolose del mondo, quelle segnate dal crimine e dal delitto. Fra le due categorie si frappone, comunque, una terza categoria di luoghi: le Blue city. Paradossalmente, suggestive e fascinose. Fascinose di un fascino particolare, sinistro, quello intriso dalla mestizia, dall’abbandono, dalla solitudine, che rinvia inevitabilmente all’essenza della condizione umana. Dell’essere-nel-mondo. Una volta l’anno vale la pena di fare anche un giro al volo tra le città fantasma più desolate e inquietanti del globo.
ISOLA DELLE BAMBOLE, Messico – La Isla de las Munecas era la casa di un eremita, Julian Santana Barrera, che viveva isolato sul canale Xochimilco. La leggenda narra che l’uomo trovò una ragazza annegata nel canale e appese bambole in tutta l’isola per placare il suo spirito. L’isola col tempo è diventata una popolare attrazione turistica, con molti visitatori che arrivano con bambole da aggiungere alla, un po’ macabra, collezione. Nel 2001 anche il corpo di Julian fu trovato annegato, presumibilmente nello stesso punto in cui era stata rinvenuta la ragazza.
ISOLA DI HASHIMA, Giappone – Conosciuta anche come “Isola della corazzata”, ospita un impianto abbandonato per l’estrazione del carbone ed è una giungla misteriosa di edifici fatiscenti di cemento e resti impolverati appartenuti ai suoi antichi abitanti. Dal 1974, a causa della chiusura dell’impianto minerario, Hashima è stata abbandonata. A un certo punto della sua storia, l’isola è arrivata ad ospitare 5000 lavoratori stipati in un territorio ridotto (tanto da diventare il posto più densamente popolata della terra). Oggi è inserita in numerosi percorsi turistici.
PRIPYAT, Ucraina – Abbandonata dopo il disastro di Chernobyl del 1986, Pripyat era una città fiorente che ospitava circa 50.000 persone, prima che il più grave disastro nucleare della storia colpisse l’Ucraina. Questa inquietante capsula temporale serve da monito e dà l’idea di come un centro abitato possa svuotarsi completamente dopo una tragedia del genere. La zona più misteriosa della città è il parco giochi, che con gli autoscontri arrugginiti e le giostre sgangherate, è uno spettacolo desolante e spettrale.
ORADOUR-SUR-GLANE, Francia – Oradour-sur-Glane è rimasto com’era dal momento in cui la strage nazista ha spazzato via la popolazione nel 1944. Ben 642 persone sono morte in un orribile attacco, in maggioranza donne e bambini. Il paese è stato lasciato intatto, così come il generale Charles de Gaulle ha dichiarato, affinché serva da memoriale per la crudeltà dell’occupazione nazista.
KOLMANSKOP, Namibia – Questo antico villaggio noto per l’estrazione dei diamanti è servito come base per i minatori tedeschi in cerca di prosperità. Tuttavia, poiché il prezzo dei diamanti è precipitato dopo la Prima Guerra Mondiale, il favoloso centro in stile architettonico tedesco nel bel mezzo di un deserto africano è stato abbandonato. Nel corso del tempo, le case sono state invase dalla sabbia, fino a riempire completamente le stanze. I turisti le possono visitare, ma devono fare attenzione a non pestare i serpenti che si nascondono sotto la sabbia.
HUMBERSTONE, Cile – Migliaia hanno vissuto e lavorato nel deserto insopportabilmente secco del nord del Cile per oltre 60 anni, portando avanti il più grande deposito al mondo di ‘salnitro’ (nitrato di potassio). Anche se non del tutto abbandonato (circa 250 abitanti vivono ancora qui), la maggior parte degli edifici sono ormai vuoti e in rovina. Oggi, è un luogo popolare fra i turisti e uno dei più incredibili (e strani) Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.
PORT ARTHUR, Tasmania – Piccola città nella Penisola di Tasman considerata uno dei luoghi più infestati d’Australia, essendo stata per anni una colonia penale. Oltre a essere dimora ideale per i criminali, è anche il luogo del terribile massacro di del 1996. Alcune persone in visita hanno avvistato figure spettrali, nonché udito rumori strani e il suono di una campana della chiesa, che non è stata in funzione per anni.
BODIE, America – Immersa tra le colline della catena montuosa della Sierra Nevada, in California, Bodie è una delle più famose città fantasma del Nord America, la classica città del Far West. Alcuni degli edifici di questa antico centro minerario sono rimasti in piedi e ancora pieni di tesori polverosi, legati al passato della città. Tuttavia, non pensate di rubare nulla e portare a casa uno speciale souvenir: la leggenda vuole che terribili fantasmi vaghino per la città, proteggendola dai ladri.
GRYTVIKEN, Georgia del Sud – Questa stazione baleniera in Antartide è stata abbandonato nel 1966, dopo che la caccia decimò la popolazione di balene al punto che non valeva la pena di continuare. Tutto ciò che rimane dello stabilimento sono navi arruginite ed edifici fatiscenti, così come il cimitero spettrale dov’erano sepolti gli ex lavoratori. Grytviken è circondata da montagne innevate, ma non c’era bisogno di neve, per rendere freddo un posto così triste.