23 anni dopo l’entrata in vigore della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie l’associazione “Libera” fa il punto in un’indagine dal titolo “BeneItalia”.
In essa emerge che nella gestione dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata sono impegnati 777 soggetti tra associazioni e le cooperative sociali. I beni sono ottenuti in concessione dagli enti locali e sono dislocati in 17 regioni. Poco più della metà delle realtà sociali è costituito da associazioni di diversa tipologia (408) mentre le cooperative sociali sono il 25% (189). Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 9 associazioni sportive dilettantistiche, 27 associazioni temporanee di scopo, 10 consorzi di cooperative, 48 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 21 fondazioni, 13 gruppi dello scoutismo ed infine 13 istituti scolastici di diversi ordini e gradi.
La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 204 soggetti gestori, segue la Lombardia con 151, la Campania con 124, la Calabria con 110 seguita dalla Puglia con 71 e il Lazio con 46.
Questi numeri dimostrano come questo strumento legislativo sia importante nel contrasto culturale e sociale alle mafie e alla corruzione: tante le iniziative per la promozione educativa, la creazione di forme di economia solidale e di lavoro, oltre che per l’accoglienza delle persone più fragili ed emarginate.
Complessivamente secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata sono 15.565 i beni immobili (particelle catastali) destinati ai sensi del Codice antimafia e sono invece in totale 16.874 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati.
“Dalla ricerca – commenta il vicepresidente nazionale di Libera, Davide Pati, – si evidenziano i risultati positivi della legge n.109/96 oggi sempre di più presa a modello da diversi Paesi europei e dell’America Latina. Ma per risolvere le criticità che ancora rallentano oppure ostacolano la destinazione dei beni per le finalità istituzionali e sociali risulta necessario un cambio di passo, a partire dal rafforzamento della capacità di gestione da parte delle Amministrazioni statali, regionali e comunali, aumentando senza ritardi il personale e le professionalità dell’Agenzia nazionale. Nel 23° anniversario della legge n.109/96 auspichiamo, infine, la concreta attuazione della strategia nazionale di valorizzazione pubblica e sociale dei beni confiscati attraverso le politiche di coesione (pubblicata ieri in gazzetta ufficiale), dei provvedimenti a tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate e l’effettiva estensione della confisca e del riutilizzo sociale dei beni tolti ai corrotti ed alla criminalità economica e finanziaria”.