Sostenibilità ambientale e sociale, turismo dolce e agricoltura di qualità, ma anche accoglienza e integrazione sono i punti di forza di molti Comuni dell’arco alpino. L’impatto dei cambiamenti climatici sui servizi ecosistemici alpini non si limita agli effetti sulla disponibilità di acqua potabile. Per ogni grado di aumento della temperatura, il livello della neve si alza di circa 150 metri. Di conseguenza, si accumula meno neve a bassa quota. Un grido d’allarme che non rimane inascoltato. Sono infatti molte comunità locali e territori montani che investono sempre di più e sempre meglio in sostenibilità ambientale e sociale, su progetti di valorizzazione dei servizi ecosistemici, su un’agricoltura e un turismo di qualità.
Un mosaico di azioni montane ecofriendly che fanno ben sperare per il futuro delle Alpi e che Legambiente racconta con le 15 bandiere verdi 2018, premiate il 3 0 giugno a Ornica (Bergamo) nel corso del IV summit di Carovana delle Alpi, e assegnate ad una selezione di pratiche virtuose che ben incarnano il profilo sostenibile dell’arco alpino in cui i territori credono puntando anche su accoglienza e integrazione. Quindici le bandiere verdi (5 in più rispetto a quelle conferite lo scorso anno) così distribuite a livello regionale: cinque in Lombardia (la più virtuosa), quattro in Piemonte, due in Valle D’Aosta, due in Trentino e due in Friuli Venezia Giulia. Ciascuna legata a una storia alpina, luoghi bellissimi ma minacciati prevalentemente dai cambiamenti climatici.
Tra le buone pratiche premiate da Legambiente, molte riguardano l’ambito dei servizi ecosistemici, ovvero la valorizzazione delle risorse ambientali in chiave economica e sociale: si va ad esempio dall’esperienza diffusa dell’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, che ha promosso e realizzato il Cammina ForesteLombardia, un trekking di 42 tappe attraverso 20 macchie regionali (dall’isola Boschina sul Po alla Costa del Palio, passando per il Parco dello Stelvio e diverse riserve naturali), da percorrere a piedi o in bicicletta dormendo tra rifugi, ostelli, pensioni di montagne, alle attività di informazione, sensibilizzazione e valorizzazione del territorio da parte del Parco regionale Campo dei Fiori (VA) e dei cittadini dopo gli incendi che l’estate scorsa hanno colpito l’area verde. Dalla campagna di salvataggio dei rospi portata avanti dalle guardie ecologiche sul Lago di Endine della Val Cavallina (BG) alla BioEnergia della Val Fiemme, società partecipata del Comune di Cavalese della Provincia autonoma di Trento, che produce energia termica ed elettrica attraverso il riciclo degli scarti del legno della Valle e l’utilizzo dello scarto dell’umido della raccolta differenziata. Tra le altre storie virtuose alpine, c’è quella dei Comuni dell’Alta Val Susa e del brianzonese che, insieme a diverse Ong e a molti cittadini italiani e francesi, stanno sostenendo nelle due aree di confine l’accoglienza ai migranti. Troviamo poi il comune di Gaiola (Cn) che da anni è impegnato in progetti di valorizzazione ambientale come il recupero della sentieristica o le passeggiate fotografiche; quella dell’Unione montana Barge a Bagnolo Piemonte (Cn) che sta portando avanti il progetto per la realizzazione di una pista ciclabile di 30 chilometri su sedime dell’ex ferrovia Bicherasio, per arrivare alle istituzioni valdostane, le giunte regionali Marquis e Vierien e i rispettivi assessorati all’ambiente che stanno sostenendo la candidatura del Monte Bianco a patrimonio dell’Unesco. Ma i riconoscimenti vanno anche a Roberto De Prato, che la scorsa estate è stato aggredito da alcuni motociclisti per averli immortalati con la macchina fotografica mentre percorrevano illegalmente alcuni sentieri sui monti sopra Ravascletto, come pure per la famiglia Elter di Cogne, in Valle D’Aosta, che si è rivolta alla Corte di giustizia europea per denunciare le ripercussioni che i cambiamenti climatici stanno avendo sulla montagna e sulla vita quotidiana di chi vive ad alta quota e per ricordare l’inadeguatezza dei target di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030 fissato dal Parlamento europeo.
Il cambiamento climatico minaccia di alterare drasticamente il ciclo idrologico alpino. Gli scienziati prevedono che le variazioni in termini di precipitazioni, copertura nevosa e accumulo nei ghiacciai modificheranno il deflusso dell’acqua, determinando maggiore siccità in estate, alluvioni e frane in inverno e una crescente variabilità della disponibilità idrica durante tutto l’anno. Riflessioni imprescindibili alle quali debbono seguire azioni virtuose da parte di ogni comunità. Legambiente quest’anno ha assegnato anche sei bandiere nere per le cattive pratiche di gestione del territorio. Cinque di esse sono legate ai confini italiani: due al Friuli Venezia Giulia, una in Lombardia, una equamente condivisa dalle Province di Trento e Bolzano, un’altra alla sola Provincia di Trento; la sesta infine è stata assegnata al Ministero dell’Interno francese per i continui respingimenti da parte della polizia ai valichi alpini di frontiera nei confronti di migranti e minori.
“Le Alpi – ha detto il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – sono una delle principali vittime dei cambiamenti climatici, che qui avanzano più rapidamente che altrove, e allo stesso tempo sono diventate, attraverso i molti valichi alpini, le nuove rotte percorse dai migranti che tentano di raggiungere la Francia a piedi, a causa dei respingimenti operati a Ventimiglia e, verso l’Austria, al confine del Brennero. Una stretta che ha provocato anche diversi morti lungo i sentieri di montagna. Questi due temi, quelli dei cambiamenti climatici e dei migranti, si intrecciano con le storie che raccontiamo con Carovana delle Alpi e che dimostrano come sia possibile vivere la montagna senza sfruttarla, valorizzandone aspetti e caratteristiche, puntando su accoglienza, integrazione e innovazione e coinvolgendo amministrazioni e comunità locale. Esperienze virtuose, da replicare su tutto il territorio, e che devono essere accompagnate anche da una politica nazionale che metta al centro il recupero e la valorizzazione delle aree montane, e da strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Dall’altra parte con la bandiera nera data al Ministero dell’Interno francese vogliamo far sentire la nostra voce per ribadire che i respingimenti dei migranti sono inaccettabili ovunque, dal mare alla montagna, e ricordare che l’Europa è fatta prima di tutto di persone. Serve dunque una visione capace di tenere insieme solidarietà, perché si tratta di persone in difficoltà, accoglienza e nuovi programmi di cooperazione internazionale”.