In soli quattro mesi tanti, troppi amministratori locali hanno subito inammissibili minacce. A censire i dati è Avviso Pubblico che sottolinea come le intimidazioni di qualunque matrice sviliscano il processo democratico. Provocazioni, danneggiamenti di auto, aggressioni fisiche, scritte diffamatorie, insulti razzisti ed esternazioni violente sui social network, invio di lettere minatorie presso le abitazioni, utilizzo di bombe carta. E’ quanto stanno subendo, tra gli altri, diversi candidati alla prossima tornata delle elezioni amministrative e regionali. E non è un caso che questo nuovo record negativo venga registrato nell’anno in cui circa 4.000 Enti locali, tra Comuni e Regioni, sono chiamati al voto il prossimo 26 maggio. Confrontando i casi censiti da Avviso Pubblico nel primo quadrimestre di ciascun anno, dal 2011, data della prima edizione del Rapporto “Amministratori sotto tiro” ad oggi, emerge come le ultime rilevazioni siano senza precedenti. Mai in passato, infatti, erano stati superati i 200 atti intimidatori in soli quattro mesi. sono stati 177 nel 2018; 183 nel 2017; 164 nel 2016; 169 nel 2015.
Roma, Firenze, Cosenza, Varese, Cagliari, Salerno, Trento, Lecce, Modena, Caserta, Bergamo e Sassari sono alcune delle province coinvolte da minacce rivolte a donne e uomini che concorrono democraticamente a una carica pubblica. A Parabita nel leccese, il Comune chiamato alle urne dopo uno scioglimento per mafia ed il successivo commissariamento, diversi atti intimidatori hanno fatto sì che un candidato sindaco ritirasse la propria lista. Una ferita alla democrazia. In considerazione di questa situazione, Avviso Pubblico chiede al Ministero dell’Interno di adoperarsi per garantire sui territori la massima sicurezza a tutti i candidati e alle candidate alle prossime elezioni amministrative e regionali, così come a coloro che sono stati già eletti