Una recente pronuncia della Sezione IV del Consiglio di Stato (sentenza n. 5345 del 23 aprile 2025) chiarisce un punto cruciale per le imprese che partecipano alle gare d’appalto pubbliche: la possibilità di ricorrere all’avvalimento per soddisfare il requisito della certificazione di parità di genere.
Il Collegio, presieduto da Simonetti ed estensore Gallone, ha stabilito che l’avvalimento è ammissibile anche per questa specifica certificazione, prevista dall’art. 108, comma 7, del nuovo Codice dei Contratti Pubblici (d.lgs. n. 36 del 2023). Si tratta di un chiarimento importante, dato che la certificazione attesta non una semplice capacità economico-finanziaria, ma un vero e proprio know-how organizzativo in materia di equità e inclusione.
Le Condizioni per la Validità
Tuttavia, il via libera non è incondizionato. Per evitare la nullità del contratto di avvalimento (come previsto dall’art. 104, comma 1, del Codice), la sentenza impone un rigore assoluto nella sua formulazione.
Il contratto deve obbligatoriamente individuare e specificare:
- Le risorse umane e materiali messe a disposizione dall’impresa ausiliaria.
- I protocolli organizzativi e i piani aziendali che sono espressione concreta del know-how attestato dalla certificazione di parità di genere.
In altre parole, non basta un generico riferimento alla certificazione. Il Consiglio di Stato richiede che l’impresa ausiliata acquisisca effettivamente l’insieme degli strumenti e delle procedure che garantiscono l’impegno per la parità, rendendo l’avvalimento uno strumento sostanziale e non meramente formale.
Questa decisione si pone nel solco di altri pronunciamenti favorevoli (come quelli dei TAR Marche e Toscana) ma si discosta da orientamenti più restrittivi (come quello del T.r.g.a. di Bolzano), offrendo una linea guida chiara e bilanciata nel panorama dei contratti pubblici.
Fonte: Ufficio Massimario del Consiglio di Stato