“Accelerare sulla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale, indipendentemente dal Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, così da consentire ad Anci, Governo e alla Sogin di avviare una serie di incontri formativi per preparare la popolazione al percorso partecipativo necessario all’individuazione del sito per il Deposito nazionale dei residui nucleari”. E’ la principale richiesta avanzata dall’Anci durante l’audizione davanti alla commissione Industria del Senato, sul tema della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti nucleari sul territorio nazionale. A rappresentare l’Associazione erano presenti Roberta Battaglia, Sindaco di Caorso e coordinatrice della Consulta dei Comuni sedi di impianti nucleari, il vicesindaco di Caorso Fabio Callori, Vito Agresti Sindaco di Rotondella e Paolo Mancioppi, assessore all’Ambiente del Comune di Piacenza.
“Chiediamo con forza la pubblicazione della Carta e l’apertura del dibattito sulla localizzazione del deposito, tanto più che – ha sottolineato Battaglia – l’iter per la sua realizzazione richiederà molti anni. I cittadini, specie quelli vicini agli attuali siti temporanei sono preoccupati e temono – ha aggiunto la coordinatrice Anci – di trovarsi davanti a soluzioni di lunga permanenza”. Vi è poi il problema delle scorie nucleari trattate all’estero: “Per queste sostanze vanno subito individuate soluzioni alternative per evitare che, in attesa del Deposito nazionale, tornino nei siti di loro originaria provenienza”, ha spiegato Battaglia. Il Sindaco di Caorso ha anche evidenziato i ritardi accumulati nel percorso di individuazione del sito nazionale. “Questo è anche dovuto al depotenziamento dell’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN) che ha completato solo il 26% delle procedure avviate”.
Resta poi aperto il tema del personale impiegato, sia negli impianti in corso di dismissione, che necessario a una corretta gestione dei rifiuti. “Siamo preoccupati in particolare per il fatto che non siano stati rinnovati i contratti di ben 80 dipendenti impiegati nella attività di decommissioning, fatto che potrebbe comportare ulteriori ritardi, oltre alle questioni legali riguardanti gli affidamenti dei lavori su alcuni singoli siti – ha detto e ha aggiunto – Ma più in generale negli anni si è registrata una progressiva fuoriuscita di personale specializzato che non è stato,rimpiazzato e che adesso – ha concluso Battaglia – rischiamo di dover rimpiazzare con dipendenti dall’estero perdendo importanti professionalità”. Anche la risoluzione dei contratti fra Sogin e SAIPEM relativi agli impianti di messa trattamento dei rifiuti liquidi radioattivi, di Saluggia e di Rotondella, siti particolarmente esposti al rischio di sversamento e contaminazione delle falde che peraltro ha prodotto un pesante contenzioso per oltre 70 milioni di euro, rischia di paralizzare a tempo indefinito la situazione”.