Tra 2016 e il 2017, sono state quasi 120 le ordinanze di custodia cautelare per corruzione spiccate dall’Autorità giudiziaria, ciascuna di esse correlata al settore degli appalti. La corruzione è un fenomeno multidimensionale e polisemico che occorre combattere senza abbassare la guardia. Non è soltanto un’esigenza giuridica, ma anche uno strumento per incidere efficacemente nella struttura del Paese. L’Autorità nazionale anticorruzione ha pubblicato la scorsa settimana il Report dal titolo “La corruzione in Italia 2016-2019”, un documento che ha come focus l’esame dei provvedimenti emessi dall’Autorità giudiziaria negli ultimi tre anni.
Il dossier fornisce un quadro assai preciso e puntuale delle vicende corruttive in termini di dislocazione geografica, contropartite, enti, settori, soggetti coinvolti. I diversi elementi, tutti tratti dalle indagini penali, tratteggiano così il quadro d’insieme della fenomenologia, unitamente ai fattori che agevolano la diffusione degli stessi illeciti. Nel nostro Paese, tra l’agosto 2016 e lo stesso mese del 2017, sono state 117 le ordinanze di custodia cautelare per corruzione spiccate dall’Autorità giudiziaria, tutte correlate in qualche modo al settore degli appalti. Facendo dunque una media è possibile osservare come siano stati effettuati arresti ogni dieci giorni circa: una media con approssimazione per difetto tuttavia poiché alcune ordinanze non rientrano nella competenza dell’Anac e per questo non sono state acquisite tra i suddetti fatti.
Dal punto di vista quantitativo balza agli occhi il dato relativo alla Sicilia, dove nel triennio 2016-2018 sono stati registrati 28 casi di corruzione, quasi quanti ne sono stati rilevati, complessivamente, nelle regioni del Nord (29). A seguire troviamo il Lazio e la Campania entrambe le aree regionali con 22 casi a testa, poi la Puglia con 16 casi e la Calabria (14). Ma nel panorama nazionale vi è un elemento di discontinuità: il posto di lavoro come nuova tangente. Dal Rapporto Anac emerge infatti che gli scambi corruttivi avvengono secondo meccanismi stabili di regolazione, che assicurano l’osservanza ormai diffusa di una serie di “regole” tacite, che assumono differente fisionomia a seconda del ruolo predominante svolto dai diversi centri di potere, siano essi politico, imprenditoriale, burocratico. Nel Report dell’Anac emerge inequivocabilmente come la corruzione, benché all’apparenza desueta, quasi remota, rappresenti invece ancora oggi un fenomeno pervasivo e tenace, verso il quale tenere sempre alta l’attenzione.