“Proteggere i whistleblower da comportamenti ritorsivi è per noi di Anac un imperativo”, afferma il Presidente Giuseppe Busia. “Fortunatamente, di recente un emendamento parlamentare nella legge di delegazione europea, ora in discussione al Senato, ha previsto una nuova delega e, proprio nei giorni scorsi, di fronte al Parlamento in occasione della relazione sullo stato del sistema giudiziario, la ministra Cartabia ha assicurato un recepimento rapido, dopo l’approvazione da parte del Senato. Come Anac, abbiamo contribuito alla predisposizione della normativa, prima che scadesse la delega precedente: quindi il testo del decreto è sostanzialmente già pronto. Approvarlo in tempi rapidi rappresenta quindi un segnale importantissimo che dobbiamo lanciare, anche al di fuori dei nostri confini”. “Nel dibattito di queste settimane c’è chi ha sollevato il dubbio che l’istituto del whistleblowing possa essere usato male, magari come elemento di pressione o di ricatto sui propri superiori. Proprio l’attento esame dei casi costituisce una delle funzioni più delicate affidate ad Anac. Dobbiamo offrire protezione solo a chi realmente la merita (perché è stato sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito, o sottoposto ad altre misure punitive solo perché ha segnalato un illecito commesso da un suo dirigente), e non a chi viene giustamente sanzionato dal proprio datore di lavoro o, addirittura, effettua una segnalazione come whistleblower al solo scopo di crearsi una sorta di alibi o scudo rispetto a sanzioni che sa essere imminenti. A questo fine, Anac raccoglie tutti gli elementi utili anche dal datore di lavoro e valuta caso per caso ogni situazione”.
Nel 2021 le segnalazioni raccolte da Anac da parte di whistleblower sono state 529, di cui 387 con segnalazione di illecito, e 104 con comunicazioni di presunte misure ritorsive. Negli altri casi si è trattato di fascicoli misti, con entrambe le fattispecie. Nel 2015 le segnalazioni erano state 125. “Anac si è posta l’obiettivo di vagliare attentamente ogni segnalazione – aggiunge Busia -, scremando affinché, appunto, non vi sia un uso strumentale dell’istituto. Questo proprio a tutela del whistleblowing, nel momento in cui taluni temono il rafforzamento delle garanzie specie nelle aziende private per il rischio di utilizzo distorto o ricattatorio che ne potrebbe derivare”.