Il rapporto Europe’s environment 2025 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) lancia un allarme chiaro sullo stato ambientale del continente: nonostante l’ambizione del Green Deal europeo (GDE), le tendenze di fondo verso la sostenibilità restano in gran parte negative. In un contesto globale segnato da instabilità geopolitica e crisi multiple, la resilienza e la sicurezza dell’Europa sono intrinsecamente legate alla salute del suo ambiente naturale.
La doppia crisi: clima e natura
L’Europa si trova ad affrontare una doppia crisi:
- Accelerazione climatica: l’Europa si sta riscaldando al doppio della media globale. Eventi meteorologici estremi, come le inondazioni catastrofiche e le ondate di calore mortali, stanno aumentando in frequenza e intensità. I danni economici stimati in 738 miliardi di euro tra il 1980 e il 2023 nei paesi dell’UE-27 dimostrano che i costi del ritardo nell’adattamento sono in crescita esponenziale.
- Declino della biodiversità: il quadro per la natura è preoccupante: la biodiversità è in declino in tutti gli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e marini. Oltre l’80% degli habitat protetti è in uno stato “scarso o cattivo” e si stima che il 60-70% dei suoli sia degradato. L’obiettivo della Strategia UE per la Biodiversità al 2020 non è stato raggiunto e il deterioramento è destinato a continuare.
La salute degli ecosistemi è vitale per la sicurezza alimentare e idrica: il 30% del territorio europeo è attualmente colpito da stress idrico.
Progressi e sfide nei sistemi produttivi
Il rapporto evidenzia un quadro misto, con progressi significativi in alcuni ambiti, in particolare nella mitigazione del cambiamento climatico, ma con sfide critiche che permangono in sistemi chiave di produzione e consumo.
I miglioramenti:
- Mitigazione climatica e energia: l’UE ha tagliato le sue emissioni di gas serra del 37% dal 1990, guidata dalla riduzione dei combustibili fossili e dal raddoppio della quota di energie rinnovabili dal 2005. Con il 24% dell’energia finale consumata proveniente da fonti rinnovabili nel 2023, l’UE è sulla buona strada per l’obiettivo di riduzione del 55% al 2030.
- Inquinamento: Le politiche dell’UE per la qualità dell’aria hanno salvato vite, con una riduzione del 45% delle morti premature attribuibili al particolato fine tra il 2005 e il 2022.
I nodi da sciogliere:
- Mobilità e alimentazione: questi due settori continuano a essere i più problematici. La mobilità è ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili, con emissioni che nel 2023 erano solo il 6% al di sotto del livello del 2005. L’agricoltura mostra una riduzione modesta (7% dal 2005) nelle emissioni di gas serra ed è il principale motore del declino degli impollinatori e del degrado del suolo.
- Economia circolare: Nonostante i segnali positivi nel riciclo, il tasso di circolarità in Europa è aumentato solo leggermente, dall’10,7% nel 2010 all’11,8% nel 2023. L’obiettivo di raddoppiare l’uso circolare dei materiali entro il 2030 è a rischio. L’Europa deve urgentemente ridurre la domanda di materiali, il cui impatto ambientale si estende ben oltre i suoi confini.
- Adattamento climatico: Nonostante l’esistenza di politiche nazionali, l’attuazione delle misure di adattamento è in netto ritardo rispetto all’aumento dei rischi.
La via da seguire: trasformazione e implementazione
Il rapporto sottolinea che la chiave per il futuro risiede nella trasformazione urgente dei sistemi di produzione e consumo. L’attuazione efficace e tempestiva della legislazione concordata nell’ambito del GDE è l’obiettivo immediato.
È un “motivo di speranza” la capacità di attuare cambiamenti trasformativi a livello locale e attraverso leve politiche, socio-tecnologiche ed economiche, come l’innovazione, la finanza sostenibile e la creazione di posti di lavoro “verdi”.
La direttrice esecutiva dell’EEA, Leena Ylä-Mononen, conclude che il futuro dell’Europa è ancora plasmabile, ma la finestra per un’azione significativa si sta restringendo.