Il nuovo esecutivo non si è ancora insediato e già cominciano le polemiche. In queste ore montano su vari aspetti del così detto “Contratto di Governo”. Si va dalla presunta incostituzionalità di certe misure proposte al problema delle coperture finanziarie delle grandi riforme annunciate, per non parlare di alcune abolizioni d’imposta ventilate. Una per tutte che tocca da vicino il sistema degli enti locali: la tassa di soggiorno. Secondo le stime di Assoturismo, quest’ultima vale 450 milioni di euro, che si perderebbero nel caso della soppressione. Prospettiva che fa esultare tanti albergatori. Ma al contempo nei giorni scorsi ha creato grande allarme nei Comuni: dal Sindaco di Firenze, Dario Nardella (“è un clamoroso autogol”) a quello di Bologna, Virginio Merola (“perdiamo 6,1 milioni utilizzati per promuovere la città”), dal primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti (“gravità inaudita”), agli assessori di Milano, Filippo Del Corno, e di Roma, Luca Bergamo. Ma non è dello stesso avviso il mondo del turismo che, invece, da sempre si dice contrario a questa tassa. “Grava solo su coloro che soggiornano negli alberghi e non sui turisti “pendolari” che sono il vero problema delle città d’arte”, dice il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. “Il tema – aggiunge – è la finalità del gettito che nella maggior parte dei casi viene utilizzato per finanziare attività che nulla hanno a che fare con il turismo e molte volte serve a coprire i buchi di bilancio del Comune”. Il presidente di Federalberghi è convinto che sia assolutamente necessario pensare a un altro tipo di tassazione: “Ad esempio a Capri e nelle isole – spiega – c’è la tassa di sbarco che è una tassa più ‘equa’, perché va a colpire tutti, sia quelli che vengono negli alberghi sia quelli che passano la giornata sull’isola”.
Claudio Albonetti, presidente di Assohotel Confesercenti, non esita a definire la tassa di soggiorno una “gabella medievale”: “Eliminarla è la cosa più sensata che un governo dell’area Schengen in regime di libero mercato possa fare. Oltretutto colpisce solamente i visitatori che pernottano negli hotel, e non quelli del mordi e fuggi che hanno senz’altro un’incidenza maggiore sulla sostenibilità del turismo”. E non finisce qui il coro dei no all’imposta. “La tassa di soggiorno – spiega Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti – è una misura che ha sempre sollevato polemiche. Certamente riduce la competitività delle imprese, non piace ai turisti e non è omogenea sul territorio nazionale. E, soprattutto accanto a realtà virtuose che ne hanno usato i proventi per il turismo, come era previsto, ci sono stati troppi Comuni che l’hanno adoperata solo per far cassa”.
D’accordo anche Giorgio Palmucci, presidente dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi: “Abbiamo sempre detto che in generale siamo contrari alla tassa di soggiorno, qualora non fosse una tassa di scopo per favorire i servizi ai turisti, ma soltanto per coprire dei buchi di bilancio dei Comuni. E poi se deve essere pagata, deve essere pagata da tutti. Quindi sia da chi pernotta in un albergo di fascia alta, sia da coloro che soggiornano in bed and breakfast, case vacanze o Airbnb”.