Nel 2022 i Comuni italiani hanno investito 10,9 miliardi di euro in servizi sociali e socio-educativi. Nonostante un aumento del 5,8% a prezzi correnti rispetto all’anno precedente, la spesa in rapporto al PIL è rimasta stabile, attestandosi allo 0,46%. Questo dato, diffuso dall’Istat, conferma l’impegno economico delle amministrazioni locali nel welfare territoriale, ma evidenzia al tempo stesso le profonde disuguaglianze che ancora caratterizzano il Paese.
Un’Italia a due velocità: la spesa pro-capite rivela ampie disparità
L’analisi della spesa media pro-capite fa emergere un quadro di divari significativi. In media, ogni italiano riceve 150 euro l’anno in servizi sociali, ma la cifra varia drasticamente a seconda dell’area geografica: si passa dai soli 78 euro del Sud ai 207 euro del Nord-est.
Ancora più marcate sono le differenze a livello regionale e comunale. La Calabria si posiziona all’ultimo posto con appena 38 euro pro-capite, mentre la Provincia Autonoma di Bolzano guida la classifica con 607 euro. Allo stesso modo, i Comuni con più di 50.000 abitanti spendono in media 196 euro a persona, contro i 51 euro dei piccoli Comuni del Sud.
A cosa servono i fondi e da dove provengono?
Gran parte dei fondi (circa il 37%) è destinata a bambini, ragazzi e famiglie con figli, includendo servizi educativi per la prima infanzia e interventi sociali. Seguono l’assistenza alle persone con disabilità (27,5%) e i servizi per gli anziani (14,8%).
Per quanto riguarda le fonti di finanziamento, oltre la metà della spesa (il 56,3%) è coperta da risorse proprie dei Comuni, un dato in calo rispetto al 2012, quando si attestava al 69,3%. Cresce invece il contributo di fondi vincolati statali e dell’Unione Europea, arrivati al 13,1%, un chiaro segnale dell’importanza crescente di questi finanziamenti per sostenere il welfare locale.
Migliora il servizio sociale, ma persistono le differenze
Nell’ambito del rafforzamento dei servizi sociali, la spesa per gli assistenti sociali è aumentata del 7,3%, raggiungendo i 521 milioni di euro. Il numero di utenti che si sono rivolti a questi professionisti è salito a oltre 2,3 milioni, ma anche in questo caso le differenze territoriali sono evidenti. Al Nord-est si registrano 5,2 utenti ogni 100 abitanti, contro i 2,6 del Sud.
I dati Istat mettono in luce un sistema di welfare che, pur mostrando segnali di crescita economica, non riesce ancora a superare le profonde disuguaglianze radicate nel tessuto sociale e geografico del Paese.
Testo integrale e nota metodologica nella nota Istat