L’Istat ha pubblicato il Report dal titolo “Il declino demografico non frena la crescita dei centri urbani“, in cui viene sviluppata l’analisi geografica delle località abitate e produttive nel 2021, una rappresentazione dell’evoluzione della distribuzione della popolazione, con particolare riguardo ai processi di urbanizzazione del Paese.
L’esame dell’evoluzione e dell’espansione delle località abitate consente una serie di riflessioni sulle configurazioni impresse sul paesaggio in un contesto di declino demografico, le informazioni sulle fonti utilizzate e la metodologia adottata; a seguire i punti cardine del Report:
§ In Italia nel 2021 sono state individuate 61.101 località abitate e produttive, che sviluppano una superficie inferiore ai 21mila Km2. (7% del territorio), distinti in centri abitati (21.774; 6% della superficie nazionale), nuclei abitati (36.452; 0,6%) e località produttive (2.875; 0,3%).
§ La distribuzione territoriale della popolazione è diversa dal passato: nel 2021 il 91% della popolazione vive nei centri abitati, a fronte del 75% nel 1951, e solo il 9% nei nuclei abitati e nelle località di case sparse, contro il 25% di 70 anni fa.
§ Nel decennio 2011-2021, l’aumento dell’estensione delle località abitate e produttive è stato del +5%, pari a un incremento di 900 km.2; pertanto si conferma il rallentamento dell’espansione rispetto ai decenni precedenti: +6,3 fra il 2002-2011 e +17,5% in quello 1991-2001.
§ Sia la densità delle località che l’incidenza della superficie territoriale utilizzata decrescono dal Nord al Mezzogiorno: nelNord-ovest del Paese si contano 31 località ogni 100 km.2 che occupano una superficie pari al 10% del territorio; nelle Isole i 2 indicatori sono pari a 7 località, con un’incidenza del 4% sul territorio della ripartizione.
§ In termini di popolazione le località abitate del Mezzogiorno sono più grandi: 1.140 abitanti per località nelle Isole e 1.814 al Sud, rispetto ai 917 del Centro e ai 627 e 861 del Nord-est e del Nord-ovest.
§ Sardegna e Molise tra il 1991 e il 2021, e la Basilicata a partire dal 2001, le regioni dove il modello dell’espansione delle aree antropizzate sembra scollegato dalla dinamica demografica: la superficie delle località cresce più della media nazionale, anche a fronte di variazioni negative della popolazione residente.
§ Il suolo urbanizzato dei Comuni capoluogo di Città metropolitana raggiunge livelli consistenti: nel 1991 il 41% del territorio risulta incluso in località abitate o produttive, nel 2021la quota arriva al 42%.
§ Tra i 14 Comuni capoluogo di Città metropolitane, a Napoli, Torino e Milano le località abitate e produttive presentano una superficie superiore all’80% del territorio; in altri 4 capoluoghi il valore supera il 50%: Firenze (61%), Palermo (55%), Bologna (55%) e Bari (51%).
A fronte di una saturazione dei poli urbani si determina un trasferimento delle nuove edificazioni nei Comuni limitrofi. Nei Comuni confinanti con i capoluoghi di Città metropolitana, l’incremento della superficie delle località abitate e produttive è pari al +21% nell’intervallo 1991-2001 e al +7% e +5,5% nei 2 decenni successivi; nei Comuni più lontani le variazioni sono pari a +17%, +7% e + 6%.
§ Considerando il complesso dei Comuni, al crescere della dimensione demografica aumenta anche la superficie occupata dalle località abitate e produttive fino ad arrivare al 29% della superficie nei Comuni con più di 100mila abitanti. Tuttavia nel 2021 le grandi città registrano un incremento delle superfici di località abitate del 2% rispetto al 2011, mentre la variazione è consistente scendendo di classe demografica e raggiunge il +6% (3 volte superiore) nei Comuni sotto i 5mila abitanti.
Fonte: ISTAT