Il Sindaco di Padova, Massimo Bitonci, dopo aver svolto l’incarico di capogruppo al Senato per la Lega Nord è tornato al suo primo amore, il territorio. Già vicepresidente dell’Anci nel 2010 (ne è poi uscito lo scorso anno), è stato eletto primo cittadino di Padova il 10 giugno 2014. Bitonci ha sempre portato avanti battaglie sul fronte della sicurezza. Un tema trasversale quest’ultimo di cui fanno parte integrante le politiche abitative, sociali, di accoglienza, educative e urbanistiche. Legalità che va espressa attraverso il rispetto delle norme e che in una sorta di circolarità sappia dare a tutta la comunità un esempio positivo quanto replicabile.
Massimo Bitonci non si definisce né razzista né xenofobo perché la differenza, dice, la fanno il rispetto delle regole e il senso di responsabilità nei confronti delle istituzioni e della collettività, questo vale per tutti. Oggi, nella città del Santo, sette aree periferiche parzialmente agricole e in parte adibite a servizi cambiano destinazione d’uso per diventare edificabili. Una variante al piano degli interventi che è stata appena approvata dalla Giunta e dal Consiglio comunale.
Sono terreni lungo un argine e sotto un cavalcavia in cui abitano da tempo rom e sinti. Una premialità a seguito di segnali concreti d’integrazione?
Le persone di cui parliamo non sono nomadi. I nomadi, per definizione, si spostano. Queste persone, invece, vivono stabilmente nelle aree in oggetto, di cui sono proprietari. Hanno cittadinanza italiana e residenza nel Comune di Padova. La residenza è stata concessa per volontà della precedente amministrazione, benché esse si fossero insediate in moduli abitativi amovibili. Pur nella precarietà della situazione iniziale, hanno dimostrato nei fatti di volersi integrare, senza creare situazioni di degrado, garantendo la frequenza scolastica dei minori.
Aree già appartenenti ad alcune comunità nomadi, quindi una regolarizzazione di proprietà private. Come poter evitare ipotetiche future speculazioni?
Ripeto che non si tratta di nomadi, ma di stanziali. La variante approvata in Consiglio comunale non consente alcuna speculazione. Le aree precedentemente identificate come agricole, diventano aree a servizi. In queste aree sarà possibile costruire solo grazie a una convenzione temporanea e non trasferibile ad altri soggetti. Qualsiasi volume dovrà essere abbattuto in caso di termine delle convezione o di vendita del terreno.
Lei e la sua Amministrazione avete fatto della legalità e della sicurezza una priorità. Molte le telecamere in città, contrasto all’accattonaggio, all’abusivismo commerciale, all’insediamento di campi nomadi. Qual è oggi il polso della città?
I dati della Prefettura, delle Forze dell’ordine, dei Carabinieri e della Confesercenti sono molto positivi. Per la prima volta, da quando si è insediata la nostra Amministrazione, i reati a Padova sono in calo, in controtendenza rispetto a quanto accade in tutto il resto del Veneto. Nel 2015, i reati complessivi sono stati 16.261 contro i 19.194 del 2014; 218 le rapine, 1.818 i danneggiamenti, 8.740 i furti. Nel 2014, erano stati, rispettivamente, 242, 2.027, 10.808. Questi i dati. Quanto alla percezione dei concittadini, i noti problemi della giustizia italiana e l’invasione di clandestini non aiutano, anche se, in gran parte di Padova, l’aria è cambiata. I residenti lo sanno bene e lo fanno notare volentieri.