Arrivano puntuali le conseguenze della sentenza della Corte dei Conti sul baratto amministrativo. Albairate è uno dei primi comuni che sceglie di seguire la linea della prudenza nell’applicazione del nuovo istituto. Dell’ argomento si era già parlato due mesi fa, quando in sede di consiglio comunale la minoranza aveva chiesto chiarezza sulle disposizioni di legge in merito al baratto. Nel municipio in provincia di Milano c’erano i presupposti politici per approvare un regolamento che ne permettesse l’avviamento, purché conforme ai limiti di legge. Dopo aver contattato Ifel e Anci, che hanno ribadito l’impossibilità di far aderire questo progetto al campo patrimoniale, era chiaro che il baratto potesse essere messo in atto solo nel caso in cui i debiti del cittadino fossero stati di tipo tributario, riguardanti cioè il pagamento di tasse o imposte. La discussione si era conclusa con la volontà politica dell’assessore nel voler trovare una soluzione per riuscire ad intervenire sul piano patrimoniale. Le novità, però spezzano le ali alla speranza che anche la città di Milano aveva alimentato dimostrando l’intenzione di voler approvare un regolamento in materia. «Una sentenza della Corte dei Conti in Emilia-Romagna – ha dichiarato Crivellin- ha confermato le linee guida che Ifel e Anci avevano dato, sconfessando quello che molti comuni hanno fatto. Inoltre è stato precisato che deve risultare attinenza tra il tributo e la prestazione. Questo complica le cose, perché non è sempre detto che il Comune necessiti negli stessi campi in cui io sono in debito. Ritengo, viste le ultime vicende, di aver fatto bene ad aspettare, informandoci sulle cose che non ci erano chiare. Pur trovandoci in una situazione in cui la volontà politica di fare qualcosa non manca, riscontriamo problemi nell’applicazione, perché la Corte dei Conti potrebbe intervenire in egual modo anche qui. Il nostro intento – ha concluso – resta comunque quello di trovare una scappatoia, non intendiamo abbandonare».