“Noi consideriamo questo codice degli appalti un passaggio tutt’altro che secondario e un ulteriore passo nel tentativo di sbloccare i tanti lavori fermi da troppo tempo in Italia – lo ha detto Matteo Renzi dopo il Consiglio dei ministri che ha dato l’ok al codice appalti – Noi abbiamo un sistema che parte da 36 mila stazioni appaltanti, con 14 anni di media per realizzare un’opera pubblica superiore ai 100 mln, una follia totale. In 14 anni – ha aggiunto – i tempi morti della burocrazia pesano per oltre un terzo, di 14 butti via 4 anni di burocrazia, una cosa allucinante. Non solo, ma è un sistema talmente complicato e arzigogolato in cui la corruzione si annida. Il nuovo codice sarà più semplice, con meno norme. Passare da 660 articoli e 1500 commi a 217 articoli è una cosa enorme, una grande battaglia contro la corruzione, che si combatte con norme più semplici non più complicate, e un ruolo forte di Anac e Ministero”. Quali le principali novità? Le ha accennate il Ministro Graziano Delrio: “Si archivia la legge Obiettivo, dove tutto era urgente e prioritario. Torniamo a una sana e pragmatica concretezza. Credo sia una grande rivoluzione della normalità e della semplicità. Ritorna centrale il progetto. Avremo l’albo dei collaudatori e un albo delle imprese. C’è poi una nuova norma sulle concessioni: il rischio operativo è in capo al privato: Così il privato si prende i suoi rischi. Sappiamo – ha concluso – che per sbloccare le opere bisognava riformare le regole e questo è quello che abbiamo fatto con il codice appalti”.