Nel 2021 1/4 della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale (25,4%), quota stabile rispetto al 2020 (25%) e al 2019 (25,6%). In lieve peggioramento la disuguaglianza nel 2020: il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,8 volte quello delle famiglie povere (5,7 nel 2019), il valore sarebbe stato più alto (6,9) in assenza di interventi di sostegno alle famiglie. Il reddito netto medio delle famiglie è di 32.812 euro annui nel 2020, il reddito di cittadinanza e le altre misure straordinarie ne hanno limitato il calo.
Secondo il Report “Condizioni di vita e reddito delle famiglie”, nel 2021, il 20% delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà (11 milioni e 800 mila) avendo avuto, nel 2020 un reddito netto inferiore al 60% di quello mediano (10.519 euro). A livello nazionale la quota rimane stabile rispetto ai 2 anni precedenti (20% nel 2020 e 2019), mentre si osserva un miglioramento nel Mezzogiorno e al Centro e un aumento del rischio di povertà nelle ripartizioni del Nord.
Il 5,6% della popolazione (3 milioni e 300 mila in dividui) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, presenta cioè 4 dei 9 segnali di deprivazione individuati dall’indicatore Europa 2020, inoltre, l’11,7% degli individui vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia con componenti tra i 18 e i 59 anni che hanno lavorato meno di 1/5 del tempo, percentuale in aumento rispetto all’11% dell’anno precedente e al 10% del 2019.
A elevato rischio povertà sono le famiglie numerose e quelle con almeno 1 componente straniero, si stima che nel 2020 le famiglie abbiano percepito un reddito netto medio di 32.812 euro, 2.734 euro al mese.
Il Rapporto evidenzia che nell’anno della pandemia il reddito delle famiglie si è ridotto rispetto all’anno precedente e ad attenuare la contrazione dei redditi da lavoro è stata la crescita dei trasferimenti pubblici e il ricorso alle integrazioni salariali. L’andamento del reddito familiare in termini reali nel corso del 2020 mostra gli effetti sia della forte riduzione dell’attività economica dovuta alla pandemia, sia delle politiche pubbliche di sostegno al reddito: mentre i redditi familiari da lavoro dipendente e da lavoro autonomo sono diminuiti del 5% e del 7%, i redditi da trasferimenti sono cresciuti del 9% in virtù delle misure messe in campo per fronteggiare l’impatto dell’emergenza sanitaria, raggiungendo una quota pari al 37% dei redditi familiari.
I redditi familiari da capitale si sono invece ridotti del 4,9% a causa della contrazione degli affitti figurativi, la perdita, rispetto ai livelli del 2007, resta ampia per i redditi familiari da lavoro autonomo (-25%) rispetto ai redditi da lavoro dipendente (-12,6%), mentre i redditi da capitale mostrano una perdita del 15,6% attribuibile alla dinamica negativa degli affitti figurativi (-18%)».
La disuguaglianza rimane alta anche se c’è stata una lieve riduzione del reddito del quinto più ricco della popolazione; una delle misure utilizzate in Europa per valutare la disuguaglianza tra i redditi è l’indice di concentrazione di Gini e nel 2019 il valore per l’Italia è pari a 0,325, in miglioramento rispetto all’anno precedente (0,328) che peggiora nel 2020 (0,329).
Nel 2020, per i 26 paesi Ue27 per i quali è disponibile l’indicatore, l’Italia si trova al 19° posto; in Italia l’indice di Gini è più elevato del dato nazionale nel Sud e nelle Isole (0,346 nel 2019; 0,349 nel 2020); peggiora tra il 2019 e il 2020, ma resta inferiore al dato medio nazionale nel Nord-ovest (0,303 nel 2019 e 0,314 nel 2020) e nel Nord-est (0,277 nel 2019 e 0,288 nel 2020), al Centro invece l’indice resta stabile sotto la media nazionale in entrambi gli anni (0,309).
Dal Rapporto emerge che solo grazie a queste misure è stata evitata una catastrofe sociale: “per valutare l’impatto dei trasferimenti sui principali indicatori della disuguaglianza si può utilizzare la distribuzione dei redditi equivalenti al netto dei trasferimenti emergenziali, del RdC o di entrambe le misure. In questo modo si può osservare l’entità del contributo delle misure di sostegno nel 2020: senza l’insieme dei trasferimenti emergenziali il rapporto S80/S20 risulterebbe pari a 6,2, senza il RdC a 6,4 e senza entrambe le misure a 6,9, valori superiori al 5,8 osservato. L’indice di Gini, che risulta pari a 0,329 nel 2020, sarebbe cresciuto fino allo 0,338 senza i trasferimenti emergenziali e allo stesso valore senza il RdC, mentre al netto di entrambi la concentrazione dei redditi sarebbe salita fino a 0,346».
FONTE: ISTAT