Dagli antichi corali della cattedrale di San Vigilio al Codice Clesiano, dalle annate storiche del settimanale Vita Trentina alle mostre virtuali presentato al polo culturale Vigilianum un nuovo portale che mette a disposizione, in formato digitale, parti rilevanti del patrimonio culturale dell’Arcidiocesi di Trento, partendo dall’ambito archivistico e librario per estendersi via via ad altri settori.
Il portale, raggiungibile dal sito diocesano diocesitn.it o direttamente all’indirizzo patrimoniodigitale.diocesitn.it, è frutto di uno studio avviato all’inizio del 2020 dall’Area Cultura diocesana, sotto la supervisione dell’Archivio Diocesano Tridentino e della Biblioteca Diocesana Vigilianum. L’obiettivo è dare visibilità a documenti e libri di particolare valore (al momento 174 per 55 mila immagini) riuniti in collezioni create sulla base di criteri variabili: fondo di provenienza, tema, periodo, valore; le singole unità potranno anche essere ricercate e sfogliate singolarmente o riunite con criteri di ricerca personali.
La creazione delle collezioni digitali ha favorito collaborazioni con enti dell’ambito diocesano, i primi passi sono stati compiuti con il Museo Diocesano Tridentino per arrivare a ricostruire virtualmente l’originale serie dei Corali della cattedrale di San Vigilio. L’intesa con la biblioteca della Fondazione San Bernardino ha invece permesso di creare una collezione dalla quale è stata estrapolata la prima mostra digitale consultabile dal nuovo portale, dedicata a “Peste e astrologia” dal medioevo all’età moderna e realizzata in collaborazione con l’Università di Trento che ne ha curato la parte scientifica.
Tra le 6 collezioni “navigabili” sul patrimonio digitale diocesano c’è il fondo musicale della Cappella del Duomo con una 90ina di unità musicali tra ‘700 e ‘800; il Codice Clesiano, una serie di 12 volumi miniati e vergati su pergamena voluti dal Principe Vescovo Bernardo Clesio per raccogliere le investiture civili emesse dai principi vescovi trentini dal 1307 in poi. Completano le collezioni la raccolta del settimanale diocesano Vita Trentina dal primo numero del 1926 fino al 1970, e il prezioso manoscritto della Divina Commedia, conservato dalla Biblioteca diocesana in edizione trecentesca, quindi cronologicamente vicina all’originale dantesco. La teca digitale si basa sul sistema International Image Interoperability Framework (IIIF), che permette una fruizione ottimale delle immagini in formato jpeg: l’utente è posto nelle condizioni di sfogliare e manipolare le immagini, apponendovi vari tipi di annotazioni.
Accanto alle collezioni, il portale offre alla consultazione anche una banca dati, contenente citazioni bibliografiche e abstract di articoli tratti, negli ultimi trent’anni, da circa 150 periodici specializzati su temi quali solidarietà, al volontariato internazionale e cooperazione, finanza etica, commercio equo e solidale e consumo critico. Un lavoro certosino di selezione e raccolta avviato negli anni Novanta dal Centro Missionario Diocesano grazie all’aiuto di tanti volontari, fisicamente consultabile negli scaffali della Biblioteca diocesana, questo patrimonio viene messo a disposizione di chiunque sia alla ricerca di informazioni e approfondimenti sulle tematiche legate alla mondialità nelle più svariate declinazioni.
L’idea della Diocesi di mettere a disposizione in modo digitale parte del patrimonio (come già accaduto con le immagini delle chiese e delle opere d’arte, digitalizzate e archiviate all’interno del portale nazionale BEWEB) segue un progetto più datato di digitalizzazione ad alta definizione di beni archivistici e librari, volto alla loro conservazione nel tempo mancava il passaggio finale dalla digitalizzazione con standard elevati alla messa a disposizione di studiosi e appassionati. “Il periodo di chiusura forzata ci ha confermato, sottolinea Don Andrea Decarli, Delegato diocesano per la cultura, che la strada intrapresa era quella giusta e valorizzare attraverso la rete un patrimonio storico come quello conservato dalla Diocesi di Trento era il modo migliore per permetterne un’ampia fruizione a studiosi e a tutti coloro che volessero avvicinarsi a questa tipologia di beni culturali per curiosità o interesse personale”.