Sono una ventina le cooperative sociali che si occupano di “rurale sociale” e, con loro, le Centrali cooperative delle Marche hanno costruito un progetto sui temi legati all’agricoltura sociale di cui è stato tracciato un bilancio nel convegno “L’agricoltura tra nuova ruralità e multidealità”, che si è svolto a Santa Maria in Portuno di Corinaldo, provincia di Ancona
“Cinque convegni, dieci seminari, due visite guidate, un viaggio studio, tre comunicazioni divulgative, numerosi incontri con le cooperative, totale un patrimonio prezioso che non dobbiamo disperdere – ha detto Simone Cecchettini, responsabile regionale Legacoop Agroalimentare Marche – un arricchimento per tutte le cooperative protagoniste, per gli operatori e i soci che, con il nostro progetto, hanno avuto la possibilità di conoscersi e di confrontarsi, ma soprattutto un arricchimento per le comunità e le persone che sono state coinvolte in queste attività”.
L’agricoltura sociale, ora regolata dalla legge 141 del 2015, ha ricordato Cecchettini, comprende l’inclusione lavorativa di persone svantaggiate, la fornitura di servizi sociali, socio-sanitari, educativi mediante l’utilizzo di attrezzature e risorse delle aziende agricole, azioni co-terapeutiche, attività per inclusione sociale e servizi utili per la vita quotidiana, educazione ambientale e alimentare, conoscenza e valorizzazione del territorio.
Tutte azioni che ben si coniugano con la bellezza e le caratteristiche dell’entroterra marchigiano in cui, però, come ha sottolineato Matteo Principi, sindaco di Corinaldo, “occorre dare ancora più centralità all’agricoltura, specie per i giovani imprenditori che trovano difficoltà nel realizzare un giusto reddito, e questo può essere fatto solo se questo settore viene messo di nuovo al centro delle politiche nazionali”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Bomprezzi, sindaco di Arcevia, che ha rimarcato come “ragionare di agricoltura sia fondamentale per il nostro territorio e per il nostro futuro” e questo va fatto anche in un’ottica allargata, come quella dei nove Comuni che aderiscono al Cogesco, di cui Bomprezzi è presidente, per affrontare una gestione del territorio condivisa e più efficace. Alfonso Pascale, formatore della Rete delle Fattorie sociali, ha invece ricordato che “l’agricoltura sociale nasce per mettere al centro la persona. L’agricoltura stessa produce relazioni e comunità e per questo deve ritornare ad essere centrale nella società”.