Il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, è intervenuta al convegno online “Il mutamento della mafia: i fondi europei e le terre liberate”, organizzato dal liceo classico internazionale statale “Giovanni Meli” di Palermo, a cui da remoto hanno preso parte studenti e insegnanti di decine di scuole e università italiane. La titolare del Viminale, in apertura del suo intervento, ha ricordato che «l’imprescindibile azione repressiva deve essere necessariamente accompagnata da una rivoluzione culturale, il cui motore propulsore non può che essere la scuola, quale istituzione capace di accrescere le conoscenze e sviluppare un’indispensabile attitudine all’interpretazione e alla lettura della realtà».
Ha sottolineato che «il nostro Paese ha saputo costruire una moderna legislazione, all’avanguardia nel contesto internazionale, grazie alle intuizioni di uomini delle istituzioni che hanno portato l’azione investigativa a strutturarsi secondo un innovativo modello organizzativo di squadra (la Direzione nazionale antimafia) concentrandosi proprio sui flussi di denaro e sugli arricchimenti illeciti» condividendo le riflessioni formulate dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, presente all’evento.
Ha fatto, quindi, riferimento al cosiddetto “protocollo Antoci” che ha impresso una importante svolta in un settore cruciale come quello agricolo, inizialmente in Sicilia, rendendo obbligatorie le verifiche antimafia per le concessioni di terreni agricoli demaniali che usufruiscono dei fondi europei, secondo un principio poi divenuto legge dello Stato.
Il Ministro ha illustrato i più recenti interventi in materia di contrasto alle mafie: dall’istituzione dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazioni nell’economia da parte della criminalità organizzata di stampo mafioso, al lavoro svolto dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati e a quello quotidiano delle prefetture sul territorio con le verifiche antimafia che hanno fatto registrare un costante aumento dei provvedimenti interdittivi (2.130 nel 2020 a fronte dei 1.541 del 2019, e 698 quelli adottati già nei primi cinque mesi del 2021).
E proprio sul tema dei controlli che la titolare del Viminale si è soffermata, ribadendo che «al fine di evitare che la criminalità organizzata si appropri di risorse destinate alla ripartenza, ho inteso strutturare un sistema di controlli antimafia utilizzando proprio lo strumento del protocollo di legalità», sottolineando più volte il fondamentale requisito della celerità alla luce dei risultati ottenuti in quest’ultimo periodo.
Non è mancato il riferimento al tema del lavoro per ribadire che «contrastare la criminalità organizzata vuol dire anche ridare dignità al lavoro. Il lavoro senza diritti rappresenta una grave forma di arretramento civile ed economico» e riferendosi al fenomeno del caporalato ha puntualizzato che «anche sotto il profilo dell’immagine del nostro Paese, tale fenomeno genera un danno reputazionale forte, proprio in un settore di eccellenza nazionale quale l’agroalimentare».
L’ultima riflessione del Ministro è stata rivolta agli studenti «liberare le terre dall’oppressione che la mafia impone, e farlo con l’impegno, la partecipazione e il senso di responsabilità dei giovani, apre a una prospettiva di futuro che, voglio ribadire, infonde fiducia e spinta per la realizzazione di una società più giusta e coesa. I giovani devono intervenire anche con un cambio culturale e l’incontro di oggi va proprio in questa direzione».
Fonte: Ministero dell’interno