È quanto emerge dalla IX edizione dell’indagine Animali in città presentata online, un’indagine di Legambiente sui servizi offerti dalle amministrazioni comunali e dalle aziende sanitarie per la gestione degli animali d’affezione, le cui richieste si sintetizzano nell’approvare al più presto l’anagrafe nazionale per gli animali d’affezione per evidenziare presenze e necessità diffuse, fare rete tra enti pubblici e privati emulando le esperienze positive, porsi l’obiettivo di 1.000 strutture veterinarie pubbliche tra canili e gattili sanitari e ospedali veterinari, una ogni 50-100 mila cittadini a seconda delle esigenze territoriali.
Alla presentazione coordinata da Antonino Morabito, Responsabile nazionale Fauna e Benessere animale di Legambiente, sono intervenuti anche il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti, la Vicepresidente Commissione Ambiente della Camera dei Deputati Rossella Muroni.
Questa edizione analizza i dati raccolti a fine 2019 e restituisce un quadro pre-pandemia in linea con il trend precedente, in lieve miglioramento ma con pochi progressi. Per l’indagine sono state prese in considerazione le risposte complete ai 2 questionari inviati dall’associazione, suddivise in macro aree: quelle di 1.069 amministrazioni comunali corrispondenti al 13,5% di tutti i comuni d’Italia, responsabili per i servizi del 27% della popolazione italiana e di 46 aziende sanitarie, il 40,7% del totale e circa il 47% della popolazione.
Il 70% circa dei Comuni dichiara di avere uno sportello dedicato ai diritti degli animali in città, in teoria oltre due terzi dei Comuni dovrebbero essere in condizioni di dare risposte alle esigenze dei cittadini e dei loro amici pelosi, piumosi o squamati; in realtà, solo uno su sette, il 15,7% circa, raggiunge una performance sufficiente e solo Prato, Modena e Bergamo superano il punteggio necessario a raggiungere l’ottimo.
“Mentre canili e gattili sanitari sono essenziali, in numero adeguato e correlato alla popolazione umana, è invece urgente pensare a un modello che preveda la drastica riduzione dei canili rifugio, dichiara il responsabile nazionale fauna e benessere animale di Legambiente, Antonino Morabito. Servono l’impegno e la determinazione di cittadini e pubblica amministrazione e una strategia che affronti il ritardo accumulato con le anagrafi territoriali e il mancato controllo demografico degli animali ‘da compagnia’. Inoltre, non va sottovalutato che molte specie animali, le selvatiche in particolare, sono sempre più spesso chiamate a vivere in contesti urbani dove le criticità emergono in pochissimo tempo, producendo enormi sofferenze animali e costi sanitari, sociali ed economici crescenti. A 30 anni dall’approvazione della L 281/91 è arrivato il momento che il Parlamento istituisca l’anagrafe nazionale degli animali d’affezione per garantire il benessere degli animali da compagnia, consentendo di prevenire le zoonosi e gestire correttamente e senza disparità territoriali, i servizi agli oltre 100 milioni di animali da compagnia presenti nelle case degli italiani”.