L’allarme per i cambiamenti climatici risuona ai quattro angoli del pianeta con intensità crescente. Mobilita piazze e angoscia l’opinione pubblica. Alluvioni, siccità, frane, dissesto idrogeologico, innalzamento del livello dei mari, ne sono i principali sintomi, che già si avvertono in tutti i continenti. E che, secondo gli esperti, sono destinati progressivamente ad aggravarsi se non s’interviene a livello globale. L’Agenda ONU 2030, l’Accordo di Parigi Cop21, i principali impegni in tal senso che i Governi del pianeta hanno assunto formalmente. Tuttavia, sono forse insufficienti a scongiurare disastri e calamità prossimi venturi già annunciati. Fatto sta che nell’ambito dei foschi scenari preconizzati dalle Cassandre ambientaliste trovano posto anche i porti italiani. Si stima che dovrebbero subire un pericoloso innalzamento del livello del mare di circa un metro entro il 2100, con picchi superiori a Venezia (più 1,064 metri), a Napoli (più 1,040 metri), a Cagliari (più 1,033 metri), a Palermo e a Brindisi. Sono i dati delle proiezioni Enea presentate di recente in un focus dedicato al Mediterraneo. Nel mirino 21 strutture portuali che potrebbero scontare anche l’effetto ‘storm surge’, ossia la coesistenza di bassa pressione, onde e vento che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare rispetto al litorale di circa 1 metro. Sempre al 2100, l’innalzamento viene stimato ad Ancona di un metro, fino a due con l’effetto ‘storm surge’; ad Augusta 1,028 (fino a 2,028), a Bari 1,025 (fino a 2,025), a Brindisi 1,0282,028, a Cagliari 1,033 (2,033), a Catania 0,952 (1,952), a Civitavecchia 1,015 (2,015), a Genova 0,922 (1,922), a Gioia Tauro 0,956 (1,956), a La Spezia 0,994 (1,994), a Livorno 1,008 (2,008), a Massa 0,999 (1,999), a Messina 0,956 (1,956), a Napoli 1,040 (2,040), a Olbia 1,025 (2,025), a Palermo 1,028 (2,028), a Salerno 1,020 (2,020), a Savona 0,922 (1,922), a Taranto 1,024 (2,024), a Trieste 0,980 (1,980), a Venezia 1,064 (2,064).