Allarme della Corte dei conti sull’uso delle risorse contro il dissesto idrogeologico, lanciato attraverso la relazione approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato con deliberazione n. 17/2019/G del 31 ottobre scorso, che ha preso in esame le modalità di funzionamento e di gestione del Fondo di progettazione, la governance e le responsabilità dei soggetti attuatori, nonchè l’efficacia delle misure emanate.
Le risorse effettivamente erogate alle Regioni, a partire dal 2017 – recita il documento – rappresentano, negli anni oggetto dell’indagine, solo il 19,9% del totale complessivo (100 mln di euro) in dotazione al Fondo. Numerose le criticità a livello nazionale e a livello locale: l’inadeguatezza delle procedure e la debolezza delle strutture attuative; l’assenza di adeguati controlli e monitoraggi; la mancata interoperabilità informativa tra Stato e Regioni; la necessità di revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara ancora non espletate; la frammentazione e disomogeneità delle fonti dei dati sul dissesto. E’ inoltre emersa – sottolinea la relazione – la diffusa difficoltà delle amministrazioni nazionali e locali di incardinare l’attività di tutela e prevenzione nelle funzioni ordinarie, con il conseguente ripetuto ricorso alle gestioni commissariali.
La Corte, pertanto, raccomanda l’adozione di un sistema unitario di banca dati di gestione del Fondo, assicurando in tempi rapidi la revisione dell’attuale sistema e che il nuovo quadro normativo e regolamentare, di recente introdotto, garantisca l’unitarietà dei livelli di governo coinvolti, la semplificazione delle procedure di utilizzo delle risorse nonché il potenziamento del monitoraggio e del controllo sugli interventi che, finora e nel periodo preso in esame, si sono dimostrati inefficaci e “di natura prevalentemente emergenziale e non strutturale”.