Lo scorso anno nel bellunese e sui versanti dolomitici al confine con Trentino e Friuli, sono andati perduti oltre 40.000 ettari di foreste secolari. Un disastro ecologico di immani proporzioni, che nei mesi scorsi ha spinto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a chiedere l’aiuto dell’Emilia Romagna al fine di facilitare le operazioni di pulizia dei tronchi caduti. In questo modo è stato possibile accelerare la rimozione degli alberi abbattuti dal ciclone, evitando l’insorgenza di problemi fitosanitari.
Molti e assai complessi gli interventi previsti. Tra questi: l’analisi del legno, lo sgombero e la successiva messa in sicurezza dalla caduta massi per i lavoratori e per le abitazioni poste a valle del sito valanghivo, mediante la posa di barriere paramassi e reti per il consolidamento delle pareti rocciose presenti nelle aree di intervento, nonchè opere di ritenuta della neve per limitare il potenziale distacco di valanghe.
Per quanto riguarda lo smaltimento dei quantitativi di legname, la richiesta del governatore Zaia è stata accolta dall’omologo della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, sentiti i Comuni che hanno condiviso la scelta solidale. Ora, con un’autorizzazione temporanea è stato dato il via libera affinchè le due centrali termoelettriche a biomasse di Russi (Ravenna) e Finale Emilia nel modenese possano utilizzare come combustibile il cippato di legno proveniente dalle aree montane venete colpite.
Il provvedimento adottato insieme all’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia è in deroga alle prescrizioni della Valutazione di impatto ambientale che nel concedere il benestare alla realizzazione dei due impianti aveva imposto l’utilizzo esclusivo di materia prima certificata in arrivo da località poste entro il raggio massimo di 70 chilometri di distanza degli impianti stessi.
La ratifica concessa, rinnovabile in caso di necessità, avrà una durata di tre anni nel caso della centrale di Russi, la più importante in termini di potenza generata. Un impianto che per la produzione di energia elettrica potrà utilizzare il materiale legnoso proveniente dal Veneto fino al 40% del totale annuo, per un quantitativo complessivo nel triennio di circa 350.000 tonnellate. Un volume di oltre tre volte superiore rispetto alle quantità destinate all’impianto nel modenese, di proprietà del Fondo F21 SGR, che è già in funzione.
Non è invece ancora operativo l’impianto di Russi. Per questa infrastruttura sono attualmente in corso le prove di messa a regime, che dovrebbero concludersi a breve. L’avvio dei primi rifornimenti di legname dal Veneto e l’entrata in funzione sono previsti per il mese di novembre. Tra le condizioni poste dall’Assessorato regionale all’Ambiente dell’Emilia Romagna per dare il via libera all’operazione di solidarietà nei confronti della Regione Veneto, vi sono il rispetto da parte delle due centrali dei contratti di fornitura con i produttori locali e la completa tracciabilità della biomassa legnosa vergine conferita. Previsti anche periodici controlli sulle quantità consegnate e sulle modalità di stoccaggio dei materiali.