Le politiche di austerità degli anni Settanta dello scorso secolo richiamano quelle di oggi, ma le soluzioni sono lungi dal fornire i risultati sperati. La risposta? Nella programmazione strutturale. Gran parte della memoria collettiva sopra agli “anta” ricorda il 2 dicembre 1973 con le luci fioche dei negozi chiusi, la televisione silenziosa dopo le 23 e quella prima domenica a piedi in tutte le città italiane. Cominciava il tempo dell’austerity, termine preso in prestito dall’idioma inglese per edulcorare il più angusto “austerità”. Fu la guerra arabo-israeliana dello Jom Kippur ad accendere la grande crisi energetica. Il memorabile crack petrolifero del 1973 ebbe inizio in ottobre con la decisione dei membri arabi dell’Opec di sospendere le forniture a quei Paesi che sostenevano Israele, vale a dire gli Stati Uniti e i suoi alleati in Europa. L’embargo ebbe l’effetto di aumentare notevolmente il prezzo del greggio, evidenziando la dipendenza delle economie dei Paesi industrializzati dalla produzione petrolifera concentrata nei territori arabi e facendo sentire i suoi effetti più significativi in Europa e in Giappone, dove i persistenti rincari del greggio costrinsero le nostre economie a varare misure di emergenza al fine di fronteggiare la crisi. Con l’aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi vennero introdotte limitazioni ai consumi di elettricità, che cambiarono in primis le abitudini quotidiane. In Italia fu il governo Rumor a varare il decreto dell’austerity. Questo provvedimento aumentò sia il prezzo della benzina che quello del gasolio da riscaldamento portando con sè una sorta di risparmio energetico a tutto tondo. A seguire fu introdotto il divieto di circolazione in automobile durante i giorni festivi. E le auto lasciate in garage almeno una volta alla settimana consentirono un risparmio di circa 50 milioni di litri di benzina.
In quelle che oggi chiamiamo domeniche ecologiche, i cittadini s’ingegnarono nella ricerca di mezzi di trasporto alternativi. L’illuminazione pubblica e l’orario di apertura degli esercizi commerciali, compresi bar e locali, vennero ridotti ed i programmi Rai furono sospesi dopo le ore 23. Nel 1974 il provvedimento delle domeniche a piedi venne integrato con la misura delle targhe alterne pari e dispari, che ebbe un’efficacia ridotta rispetto alle previsioni, con una sorta di “caccia” alla targa giusta tra le auto della stessa famiglia, di parenti o di amici (quando si dice che siamo un popolo creativo!). Man mano poi tutto tornò come prima. Una volta cessata l’emergenza energetica, quello che avremmo potuto imparare dalla grande crisi petrolifera divenne un flebile ricordo.