I grandi paesi europei faticano a porsi come apripista della corsa alla digitalizzazione in Europa così come nel mondo, con l’Italia che si pone tra le ultime all’interno dell’Unione. Peggiori solamente Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria, mentre tra i membri ai primi posti troviamo Finlandia, Svezia, Paesi Bassi e Danimarca. L’Italia, quindi, fa un passo avanti ma resta in coda in Europa: secondo l’indice della Commissione europea che misura il percorso dei Paesi verso un’economia e una società digitalizzate (DESI), il nostro Paese si piazza al 24mo posto, scalando una posizione rispetto agli anni scorsi. “La crescita dell’Italia è interessante”, nota la Commissione Ue presentando il suo rapporto annuale, evidenziando i progressi italiani nella copertura della banda larga veloce e nell’assegnazione del 5G. A spingere i progressi a livello nazionale restano tuttavia l’integrazione delle tecnologie digitali e i servizi pubblici digitali. L’unico punto, dunque, in cui l’Italia riesce a reggere la competizione con gli altri paesi è il grado di preparazione alle reti 5G, in cui ci posizioniamo secondi dopo la Finlandia.
La sfida principale da affrontare per l’Italia, come negli scorsi anni, resta la carenza nelle competenze digitali dei cittadini. Terz’ultima in Europa, peggio fanno solo Romania e Bulgaria. Queste lacune – osserva Bruxelles – hanno conseguenze negative a cascata su tutti gli altri settori, dalla connettività superveloce agli utenti Internet, dai servizi online all’e-commerce.
Nella connettività, l’Italia si piazza al 19esimo posto in Ue, scalando ben sette posizioni nell’indice. Positivo, in particolare, l'”ulteriore significativo incremento della copertura della banda larga veloce”, passata al 90%, superando dunque la media Ue (83%). Ombre invece sulla banda larga ultraveloce, dove l’Italia appare ancora in grave ritardo, con una copertura di appena il 24% (in confronto a una media Ue del 60%). Vero punto debole dell’Italia restano le competenze digitali dei suoi cittadini, dove scende dal 25esimo al 26esimo posto, ben al di sotto della media Ue: solo il 44% dei cittadini tra i 16 e i 74 anni possiede abilità digitali di base (57% in Ue), con appena il 2,6% di specialisti nelle nuove tecnologie.
Nessun progresso nemmeno sull’uso di Internet: solo il 72% degli utenti contro l’83% Ue. In calo i lettori di giornali online (l’Italia resta ultima in Europa con il 56%) e in coda, seppure in leggero aumento, anche per lo shopping online (salito al 47%), i servizi bancari (46%), le videochiamate (47%) e l’uso dei social network (63%). Gli italiani sono invece più attivi su musica, video e giochi online (19esimi in Ue). Indietro anche l’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, dove l’Italia si piazza 23esima. Bruxelles registra alcuni progressi nell’uso di servizi cloud, ma un mercato dell’e-commerce ancora poco sfruttato: solo il 10% delle Pmi vende online (ben al di sotto della media Ue, al 17%) e l’e-commerce contribuisce solo per l’8% ai loro ricavi. Buone notizie sul fronte dei servizi pubblici digitali, dove l’Italia è 18esima, trainata da open data ed e-health, rispettivamente quarta e ottava tra i Paesi Ue virtuosi. Ancora scarsa invece l’interazione online tra le autorità pubbliche e i cittadini (e-government), ferma al 37% contro il 64% Ue.