Da anni ormai l’Italia si prefigge il più ampio ricorso a strumenti che migliorino sicurezza energetica, tutela dell’ambiente e accessibilità dei costi dell’energia. Su questo solco s’inserisce il Piano Energia e Clima inviato due giorni fa a Bruxelles che dovrà essere adottato, previo l’ok dall’esecutivo Ue, entro il 31 dicembre 2019. “Una precisa scelta di campo che condurrà l’Italia fuori dal fossile, come promesso – ha detto il titolare dell’Ambiente, Sergio Costa – Non solo, ma per la prima volta quando si decide una strategia energetica l’ambiente ha un ruolo paritario rispetto agli altri ministeri. Non era mai accaduto con altri Governi. Abbiamo lavorato in questi mesi con un’officina condivisa tra tre ministeri, Ambiente, Sviluppo economico e Trasporti e infrastrutture, e il documento che si può leggere oggi è la prova che è stata realizzata una rivoluzione copernicana”.
“Per la prima volta è prevista la Valutazione ambientale strategica che dovrà esaminare l’impatto ambientale del piano nel corso del 2019. “Abbiamo fortemente voluto la Vas – ha aggiunto il ministro – perché è importantissimo valutare l’impatto ambientale delle scelte energetiche e perché quando parliamo di lotta ai cambiamenti climatici le nostre non sono parole vuote ma impegni concreti. Sono molto soddisfatto – ha aggiunto Costa – perché l’uscita dal carbone, al più tardi nel 2025, le rinnovabili al 30% nel 2030, la riduzione dei consumi energetici del 43% al 2030 sono degli impegni concreti e non un libro dei desideri. Nel 2024 gli obiettivi potranno essere revisionati solo al rialzo, ecco che il 30% delle rinnovabili potrà diventare il 32% e magari anche di più, – conclude il ministro – partendo però già da un obiettivo ambizioso e nello stesso tempo concreto quanto realizzabile”.
La Vas comporterà anche un confronto pubblico tra tutti gli stakeholder e con i territori, quindi con tutti i cittadini, per approdare ad un processo il più partecipato possibile. “Siamo riusciti nei tempi previsti a elaborare uno strumento fondamentale per la politica energetica e ambientale del nostro Paese e dell’Ue per i prossimi dieci anni, – ha sottolineato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all’Energia, Davide Crippa – Il merito va a un cambiamento radicale nell’approccio alla politica energetica e all’eccellente lavoro di squadra che ha coinvolto tecnici e policy maker di Mise, Mattm, Mit, Gse, Rse, Ispra, Enea, Politecnico di Milano e Arera”.
Il nostro Paese sta accelerando la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo il graduale abbandono del carbone per la generazione elettrica a favore di un mix elettrico basato su una quota crescente di rinnovabili e, per la parte residua, sul gas. Per concretizzare al meglio questa transizione è tuttavia necessario realizzare con la dovuta programmazione gli impianti sostitutivi e le necessarie infrastrutture. A tal fine vi è l’impegno di tutti a mettere in campo le politiche e le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas a effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo. Per i settori coperti dal sistema di scambio quote Eu Ets – innanzitutto il termoelettrico e l’industria energivora – oltre a un livello dei prezzi della CO2 più elevato rispetto a quello degli ultimi anni, contribuiranno il phase out dal carbone, programmato entro il 2025, e una significativa accelerazione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nei processi di lavorazione. Per gli altri comparti, interessati dagli obiettivi fissati con il Regolamento Effort Sharing, saranno promosse misure che tengano conto del potenziale e dei costi della riduzione delle emissioni; il contributo più significativo sarà comunque rappresentato dal settore trasporti e da quello civile (residenziale e terziario), combinando misure per l’efficienza e l’impiego delle energie rinnovabili. In riferimento di queste ultime, l’Italia intende promuoverne l’ulteriore sviluppo insieme alla tutela e al potenziamento delle produzioni esistenti, se possibile superando l’obiettivo del 30%, che comunque è da assumere come contributo che si fornisce per il raggiungimento dell’obiettivo comunitario. A questo scopo, si utilizzeranno strumenti calibrati sulla base dei settori d’uso, delle tipologie di interventi e della dimensione degli impianti, con un approccio che mira al contenimento del consumo di suolo e dell’impatto paesaggistico e ambientale, comprese le esigenze di qualità dell’aria. Per il settore elettrico, s’intende, anche in vista dell’elettrificazione dei consumi, fare ampio uso di superfici edificate o comunque già utilizzate, valorizzando le diverse forme di autoconsumo, anche con generazione e accumuli distribuiti. Si intende inoltre promuovere la realizzazione di sistemi, a partire da alcune piccole isole non interconnesse alle reti nazionali, nei quali sia sperimentata una più accelerata decarbonizzazione ed elettrificazione dei consumi con fonti rinnovabili. Nel settore termico, avrà grande rilievo il coordinamento con gli strumenti per l’efficienza energetica, in particolare per gli edifici, e la coerenza degli strumenti con gli obiettivi di qualità dell’aria.
Per quanto riguarda poi il settore dei trasporti, viene attribuito rilievo prioritario alle politiche per il contenimento del fabbisogno di mobilità e all’incremento della mobilità collettiva, in particolare su rotaia, compreso lo spostamento merci da gomma a ferro. A questi scopi, pure in attesa della più compiuta definizione del quadro, si intende prospettare, attraverso un confronto preventivo con le Regioni, un significativo ricorso alle risorse del ciclo di programmazione comunitario 2021-27 per lo sviluppo e la coesione, che al momento propone obiettivi tra i quali – oltre a un’Europa più verde e priva di emissioni di carbonio grazie all’attuazione dell’accordo di Parigi e agli investimenti nella transizione energetica, nelle energie rinnovabili e nella lotta contro i cambiamenti climatici – anche un’Europa più connessa, dotata di reti di trasporto e digitali strategiche, e un’Europa più vicina ai cittadini mediante il sostegno alle strategie di sviluppo gestite a livello locale e allo sviluppo urbano sostenibile in tutta l’Ue. Per il residuo fabbisogno di mobilità privata e merci, si intende promuovere l’uso dei carburanti alternativi e in particolare il vettore elettrico, e accrescere la quota di rinnovabili attraverso strumenti di natura regolatoria, coordinati con le autonomie locali, ed economici.
In riferimento alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico il nostro Paese perseguirà, da un lato, la riduzione della dipendenza dalle importazioni mediante l’incremento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica e, dall’altro, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento facendo ricorso, ad esempio, al gas naturale anche tramite Gnl, con infrastrutture coerenti con lo scenario di decarbonizzazione profonda al 2050.