Cominciano a diradarsi le nebbie intorno al reddito di cittadinanza, misura-simbolo molto discussa ma effettivamente poco conosciuta finora nella sua applicazione pratica. Le prime informazioni in merito arrivano dall’ultima bozza della relazione di accompagnamento all’atteso decreto: la platea dei soggetti interessati sarà di 4.916.786 persone, pari a 1,73 milioni di nuclei familiari. I beneficiari dovranno accettare un’offerta di lavoro su tutto il territorio nazionale dopo 18 mesi di fruizione del sostegno. Nelle bozze visionate in precedenza, il limite era di 12 mesi. Dunque, nei primi sei mesi di fruizione del reddito bisognerà accettare un’offerta entro 100 chilometri dalla residenza, tra il sesto e il diciottesimo mese entro 250 chilometri e, oltre il diciottesimo mese, nel caso in famiglia non ci siano minori né disabili, ovunque nel territorio nazionale. Chi beneficerà del reddito di cittadinanza potrà avere un “incentivo all’imprenditorialità” fino a 4.680 euro (pari a sei mesi di reddito) se avvierà un’attività in proprio. Inoltre, ai beneficiari che avvieranno un’attività lavorativa autonoma o d’impresa individuale entro i primi 12 mesi di fruizione del sostegno, sarà riconosciuto in un’unica soluzione un beneficio addizionale pari a sei mensilità di reddito nei limiti di 780 euro mensili.
Insieme agli aspetti concreti della misura voluta dal Governo, ha ormai preso forma anche la cornice entro la quale si muoverà il Patto per il lavoro, quella stampella fondamentale del provvedimento che negli intenti dell’Esecutivo dovrebbe far ripartire l’occupazione, formando e collocando i beneficiari del reddito. Diversi i soggetti che concorreranno al programma, dai Centri per l’impiego, agli enti di formazione, alle aziende, attraverso percorsi differenziati. In concreto, il provvedimento prevede un ruolo fondamentale per l’Inps nella gestione delle procedure del reddito, ma assegna ai Centri per l’impiego la responsabilità principale della gestione del patto per il lavoro. Di conseguenza, verranno stanziati 50 milioni per l’assunzione di personale da assegnare alle strutture dell’Inps, saranno stabilizzati i precari di Anpal servizi con una cifra di un milione di euro e soprattutto saranno destinati 250 milioni di euro in due anni per l’assunzione dei navigator, quella sorta di tutori che dovrebbero accompagnare chi ha aderito al Patto per il lavoro nel suo cammino fino al collocamento. Operativamente cosa accadrà? A partire dal mese di aprile il beneficiario del reddito di cittadinanza, dopo averne fatto richiesta alle Poste, ai Caf o per via telematica, stipulerà il suo Patto per il lavoro entrando nel circuito. Per il 2019 è prevista anche la formula dell’ assegno di ricollocazione che potrà essere speso presso Centri per l’impiego e Agenzie per il lavoro. Anche le aziende potranno accedere al programma offrendo lavoro o formazione. Il meccanismo non è ancora del tutto definito, ma in pratica quando il provvedimento sarà a regime il beneficiario si rivolgerà al primo degli interlocutori che gli offrirà lavoro o formazione. Quest’ultimo riceverà una cifra pari a un quinto del reddito di cittadinanza del disoccupato. Le aziende e i datori di lavoro però dovranno essere in regola. In altre parole, non dovranno avere subito negli ultimi 3 anni sanzioni per irregolarità contributive e condizioni di lavoro. Per i beneficiari, infine, un’ultima clausola che ha provocato perplessità da molte parti per la sua somiglianza con i lavori socialmente utili: ovvero l’obbligo “in coerenza con il proprio profilo professionale” di partecipare a progetti utili per la collettività per un massimo di 8 ore a settimana.