Diminuisce di anno in anno la contraffazione di banconote e monete, come risulta dall’ultimo Rapporto sulla falsificazione dell’euro, curato dall’ Ufficio centrale antifrode dei mezzi di pagamento (Ucamp), presso la Direzione V del Dipartimento del Tesoro competente per l’antiriciclaggio e la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario per fini illegali. L’indagine rileva che per quanto riguarda le banconote, le incidenze dei sospetti di frode sono in calo per valore, sia rispetto alla popolazione italiana (-3%) che in relazione all’ammontare di danaro totali circolante in Italia (-7%).
Lo scorso anno sono state sequestrate 163.114 banconote false ovvero il 4% in meno rispetto ai dati consolidati del 2016 e 92.191 monete (di cui 27.982 ritirate prima della circolazione) con un aumento, in questo caso, del +43% rispetto all’anno precedente ma interamente riconducibile ad un unico importante sequestro, avvenuto, prima ancora della messa in circolazione del denaro, nella provincia di Prato e che ha interessato 27.982 monete da 2 euro. Per le banconote, in termini di valore nominale complessivo, sono state oggetto di sequestro prima della reale messa in circolazione, circa 7 milioni di euro (-9% rispetto al 2016), mentre per le monete, il valore complessivo è stato di circa 148.000 euro (+64% rispetto a due anni fa).
Le banconote più contraffatte sono quelle da 50 euro (71.699), seguite, quasi alla pari, da quelle da 20 euro (69.760). La maggior parte delle monete ritirate dalla circolazione si riferisce invece al conio da 2 euro (62.691 monete), seguito da quelle da 1 euro (15.564 monete) e da 50 centesimi di euro (13.884 monete). Osservando poi il fenomeno dal punto di vista della distribuzione geografica vediamo che il Lazio e il Veneto sono le regioni in cui vi è una crescita maggiore in termini di valore di frode, mentre va riducendosi in Lombardia (-17,5%), Campania e Piemonte. Per le monete invece, sempre a livello territoriale, si può constatare una riduzione generalizzata del numero dei ritiri nelle regioni dove il fenomeno era più diffuso, in particolare in Campania. In Umbria l’ultima rilevazione ha infine messo in evidenza il maggior incremento rispetto al 2016. I dati del Report sono elaborati a partire dalla banca dati nazionale sul fenomeno della contraffazione dell’euro, tenuta dal Dipartimento del Tesoro, nella quale sono raccolte tutte le segnalazioni di sospetto falso provenienti dalle autorità competenti.