Con un editoriale di prima pagina firmato da Maurizio Ambrosini, Avvenire dà il proprio sostegno alla proposta dell’Associazione dei Comuni italiani (Anci) di istituire per gli immigrati un permesso di soggiorno per “comprovata volontà d’integrazione”. “Spetterebbe al questore rilasciarlo, su proposta della Commissione prefettizia per l’asilo, quando il richiedente soddisfi alcune condizioni”, spiega il quotidiano della Conferenza episcopale italiana (Cei): “Una conoscenza certificata di un certo livello della lingua italiana; un regolare contratto di lavoro, o almeno la partecipazione in corso a un tirocinio formativo; l’attestazione dello svolgimento di almeno 100 ore di volontariato. Questo permesso dovrebbe avere una durata pari al tirocinio o al contratto di lavoro incrementata di sei mesi, convertibile in permesso di soggiorno per lavoro qualora ne ricorrano le condizioni”.
“Ci si deve domandare: ha senso spingere nell’illegalità persone che soddisfino questi requisiti, tutt’altro che lassisti? La società italiana trarrà più vantaggi da un’astratta riaffermazione dei confini, e quindi di una definizione restrittiva del diritto di asilo, oppure dal proseguimento dei percorsi d’integrazione in cui gli interessati si sono seriamente impegnati? Non solo i valori umanitari, ma anche elementari ragioni di convenienza dovrebbero ispirare le nostre decisioni in questa materia”.
Il pacchetto sicurezza voluto dal vicepremier Matteo Salvini provocherà prevedibilmente, scrive Avvenire, “una crescita dei dinieghi e quindi degli immigrati in condizione irregolare. Presumibilmente 100-120mila rispetto ai 150mila attualmente accolti nel sistema dell’asilo. Nello stesso tempo, nulla lascia pensare che il governo riuscirà a espellerne effettivamente più di qualche migliaio. Gli altri rimarranno in Italia, da sbandati”.