Il 31 ottobre è stata “una giornata importante per la tenuta del welfare italiano. Con 4 distinti riparti abbiamo infatti dato il via libera ad un complesso di fondi che supera i 723 milioni per il 2018”, lo ha dichiarato il Presidente, Stefano Bonaccini, al termine della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. “I riparti più corposi riguardano – ha spiegato Bonaccini – il fondo nazionale per le politiche sociali, 276 milioni di cui 266,7 quelli attribuiti alle Regioni, e il fondo per le non autosufficienze, 447,2 milioni per il 2018”. Le decisioni sono state ratificate con “intese” nella Conferenza Unificata.
Con il decreto di riparto del fondo per le politiche sociali è adottato il Piano nazionale Sociale relativo al triennio 2018-2020, un atto di programmazione che individua lo sviluppo degli interventi e dei servizi necessari anche per la progressiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali da garantire sul territorio nazionale. Quest’anno il Piano è ‘di transizione”, lasciando un certo grado di libertà nell’utilizzo delle risorse. Le risorse devono essere impiegate per non più del 60% per interventi e servizi sociali e almeno il 40% per interventi e servizi dell’area dell’infanzia e adolescenza.
“Per quanto riguarda invece il fondo per le non-autosufficienze per il 2018 – ha proseguito Bonaccini – sono stanziati 462,2 milioni di euro di cui 447,2 milioni ripartiti tra le Regioni che dovranno utilizzarli prioritariamente, per non meno del 50 per cento, per interventi a favore di persone in condizione di disabilità gravissima. I criteri utilizzati per il riparto si fondano sulla domanda potenziale di servizi per la non autosufficienza”.
Gli altri due fondi riguardano le politiche per la famiglia, 4,4 milioni, e gli interventi per coloro che – a causa di un provvedimento giudiziario – al compimento della maggiore età, vivano fuori dalla famiglia, per un totale di 5 milioni. I fondi relativi alle politiche per la famiglia saranno integrati almeno nella misura del 20% da risorse regionali e serviranno a finanziare interventi che serviranno a potenziare i centri per la famiglia e i consultori familiari.
“Rispetto a questi due ultimi riparti – ha aggiunto il presidente della Conferenza delle Regioni – vale una duplice considerazione. La prima è la sottolineatura della estrema esiguità delle risorse che pone l’asticella del concorso dello Stato ad una politica per le famiglie ben al di sotto di quanto ogni anno fanno Regioni ed enti locali. Il Governo dovrebbe fare su questo tema una riflessione che diventa quanto mai urgente nel momento in cui l’Istat certifica l’esistenza di 5 milioni di poveri nel nostro Paese. La seconda è la sollecitazione che da molti anni le regioni rivolgono all’esecutivo di operare una razionalizzazione per grandi obiettivi lasciando alle Regioni la programmazione più adatta alle specificità e alle esigenze del territorio, ed un accorpamento dei “micro-riparti” in modo che gli obiettivi proposti – ha concluso Bonaccini – siano effettivamente raggiungibili e non siano solo una sorta di libro dei desideri”.