Il secondo dei tre eventi organizzato da Ancitel in occasione della XXXV Assemblea Nazionale ANCI di Rimini ha avuto come oggetto un focus sulle difficoltà di interpretazione e attuazione nei Comuni del D.lgs. 50/2016 comunemente noto come Codice degli appalti.
Nel suo saluto iniziale l’Amministratore delegato della società Franco Minucci ha posto in evidenza come una prima cartina di tornasole sulla rilevanza e complessità di questo tema sia costituita, per l’ “osservatorio” Ancitel, dal fatto che dall’entrata in vigore del D.lgs. 50/2016 ad oggi sono circa 400 i questi sul Codice degli appalti pervenuti ed evasi dallo storico servizio ANCI Risponde erogato dalla società. I principali fronti di perplessità che emergono dalle domande sono relativi a:
- Aggregazione, centralizzazione delle committenze e qualificazione delle stazioni appaltanti (art.37, 38);
- Ruolo e funzioni del responsabile del procedimento negli appalti e nelle concessioni (art.31);
- Contratti sotto soglia (art. 36);
- Incentivi per funzioni tecniche (art 113).
Oltre a questo importante indicatore, Minucci ha illustrato anche gli esiti di un’indagine condotta da Ancitel nel corso dell’estate appena trascorsa, tramite un “Questionario sulla gestione degli Appalti Pubblici nei Comuni”, cui hanno risposto oltre 200 Enti (il 70% al di sotto dei 10.000 abitanti e il 15% nella fascia 10.000 – 25.000) e la cui nota di sintesi è stata distribuita ai partecipanti.
Il primo aspetto analizzato riguardava il livello di autonomia nella gestione delle procedure di gara e la complessità dei servizi da gestire:
- Circa il 70% dei Comuni gestisce gli appalti in autonomia, provvedendo alla preparazione della documentazione di gara (35,4% su risposta multipla), alla pubblicazione (20,2%) e alla aggiudicazione delle gare (13,3%).
Un secondo aspetto era relativo all’ utilizzo di strumenti elettronici per la gestione delle gare:
- Il 77% dei Comuni conferma di utilizzare strumenti elettronici per la gestione delle gare, a dimostrazione di una diffusione ormai capillare dell’eProcurement anche presso i Comuni di medie-piccole dimensioni
- Tra le Piattaforme di eProcurement maggiormente utilizzate, i Comuni indicano la piattaforma nazionale della Consip (43,5%) e le piattaforme regionali gestite dai soggetti aggregatori (37,4%).
Da ultimo era stata posta ai Comuni una domanda aperta sulla normativa attuale e sulle difficoltà di attuazione della stessa da parte di Comuni.
I Comuni hanno lanciato un “grido d’allarme” al Paese sulla necessità di intervenire sul tema degli appalti affrontando le urgenze avvertite soprattutto dai Comuni di medie e piccole dimensioni:
- Semplificare la normativa e le procedure di gara, soprattutto per gli appalti di piccole dimensioni (inferiori ai 40.000€) dove c’è necessità di procedure semplici da completare in tempi rapidi.
- Evitare di introdurre cambiamenti continui della normativa che rendono difficile e contestabile la sua interpretazione.
- Completare l’attuazione del Codice nelle diverse parti mancanti (in primis i regolamenti attuativi).
- Rivedere il ruolo di ANAC rispetto alla normativa: i suoi continui interventi rendono ancora più complessa la normativa, che risulta frammentata su diversi testi a volte non coordinati tra loro
- Provvedere alla costante mancanza di personale da dedicare al tema degli appalti.
- Sviluppare la specializzazione e le competenze del personale che si occupa di acquisti sia nell’ ambito dei Comuni che delle Centrali di Committenza.
- Rendere più efficienti le Centrali di Committenza (Regionali e Provinciali), soprattutto in termini di tempistica di esecuzione delle gare.
Dopo l’intervento di Minucci è stata la volta della dottoressa Renata Stancanelli, che ha affrontato il tema “Il ruolo del Comune alla luce del nuovo Codice, tra obblighi e adempimenti” passando in rassegna:
- il contesto giuridico di derivazione europea della normativa (frutto del recepimento di tre direttive comunitarie);
- le principali novità da essa introdotte (come ad esempio l’aggregazione e centralizzazione delle committenze);
- la disciplina prevista per i Comuni non capoluogo di Provincia (con le tre opzioni a disposizione che determinano comunque una forte compressione dell’autonomia negoziale del Comune: ricorso a centrale committenza o a soggetti aggregatori qualificati, gestione associata, ricorso alla stazione unica appaltante presso province-città metropolitane-entri di area vasta)
L’ultimo intervento è stato affidato a Federico Maffezzini, esperto di public Procurement, che ha arricchito la sua presentazione “Una strategia per semplificare/supportare i Comuni nella gestione delle procedure di gara” con parecchi dati aggregati sulle stazioni appaltanti italiane: se ne stimano ad oggi 22.000, che originano 37.000 punti ordinanti autorizzati ad acquistare. Il livello di frammentazione di questi ultimi dipende dalla complessità dell’Ente: in un Ministero ci possono essere fino a 160 punti ordinanti (ossia persone autorizzate alle procedure d’acquisto) mentre in un Comune medio-piccolo la media è di 2,6 soggetti.
Altro dato illustrato da Maffezzini è stato quello relativo al valore delle procedure di gara pubblicate in Italia, che nel 2017 ha superato i 150 mld € con un incremento del 37% rispetto al 2016, anno di entrata in vigore della nuova normativa: la fetta relativa ai Comuni consiste in oltre 30.000 procedure pubblicate per un valore di 12,4 mld € corrispondenti all’8,3 della committenza pubblica.
Dopo aver dato conto dell’obbligo di digitalizzazione di tutti gli acquisti pubblici a partire dal 18 ottobre 2018 previsto dal d.lgs 50/2016, Maffezzini ha concluso il suo intervento analizzando la proposta di servizio Ancitel sul tema, che prevede un modello operativo a servizio di Comuni con una piattaforma telematica per la gestione delle procedure di affidamento e un supporto tecnico che metterà a disposizione degli enti interessati un repertorio di competenze professionali sugli acquisti (amministrative, legali e merceologiche).
La sessione si è conclusa con le considerazioni e le domande di alcuni dei tecnici dei Comuni presenti, tra cui quello di Rimini, città ospitante la XXXV Assemblea Nazionale ANCI.