Sviluppare percorsi di inclusione che superino la logica emergenziale puntando su un’efficace integrazione dei migranti che desiderano rimanere in città. È questo l’obiettivo del Comune di Milano che, con una delibera approvata la scorsa settimana dalla Giunta, ha aderito al bando per l’accoglienza all’interno del sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo (Sprar) lanciato dal Ministero dell’interno per il triennio 2020-2022.
Il 31 dicembre scadrà infatti l’Accordo per la messa a disposizione di 1.100 posti nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) presenti sul territorio milanese gestiti dall’Amministrazione comunale attraverso il Terzo settore, e l’intenzione è quella di favorire la riconversione di alcune di queste strutture attualmente destinate alla prima accoglienza in strutture idonee per quella di secondo livello, limitando il numero dei grandi centri e guardando all’accoglienza diffusa. Se oggi sono 422 i posti dedicati a questo tipo di ospitalità, nel triennio 2020-2022, con l’adesione al nuovo bando, il Comune di Milano punta ad arrivare a 1.000, riducendo i posti nei Cas, come già è stato fatto con la trasformazione di un hub situato via Sammartini, in un centro di accoglienza per senzatetto e come avverrà entro la fine dell’anno con il Cas di via Aldini. I 1.000 posti, di cui 20 dedicati a coloro che soffrono di disagio mentale, verranno finanziati con le risorse statali del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo.
“L’obiettivo dell’Amministrazione – ha detto l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino – è quello di tutelare i milanesi e i rifugiati che scappano da guerra e fame garantendo un’integrazione di qualità che si focalizzi soprattutto su chi decide di restare e ha bisogno dunque di inserirsi nel tessuto sociale della città. Dal nostro punto di vista, è il modo migliore per andare oltre una logica emergenziale che ormai è superata dai fatti e proseguire sul cammino già iniziato dell’inclusione”.
Qualora la partecipazione al bando avesse un esito positivo, il Comune riceverà un finanziamento per tre anni, prorogabile poi per un altro triennio. L’accoglienza nello Sprar si differenzia rispetto a quella di primo livello per la messa in atto di azioni progettuali che vanno al di là della semplice predisposizione di vitto e alloggio. I servizi minimi garantiti dovranno infatti riguardare la mediazione linguistico-culturale, la tutela psico-socio-sanitaria, l’orientamento per l’accesso ai servizi del territorio, la formazione professionale, l’accompagnamento all’inserimento lavorativo, abitativo e sociale, il supporto legale.