Non si arresta l’onda lunga dell’indignazione e della protesta che sta attraversando l’intero mondo delle autonomie locali per la perdita dei fondi, decisa dal Governo con il decreto Milleproroghe, stanziati dal Bando Periferie. Dopo l’audizione alla Camera della delegazione di 24 Sindaci dei Comuni capoluogo, guidata dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro, si moltiplicano le reazioni dei primi cittadini, da Treviso alla Sicilia, passando per la Sardegna. Si dicono pronti addirittura a “lasciare la fascia” se non si pone rimedio al vulnus arrecato, giacchè 96 progetti varati dalla amministrazioni locali rimarranno a secco sino al 2020, nonostante in taluni casi i lavori siano già partiti. Così, un coro di voci alterate risuona in tutta la Penisola.
«No ai tagli per le periferie», gridano i Sindaci siciliani; «Oltre alla politica, c’è pure la legge – denuncia assessore comunale all’Urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran: qui si configura una rescissione unilaterale di un contratto, quello stretto dallo Stato con gli enti locali. E c’è un tema molto delicato, quello della garanzia dello Stato che di colpo viene meno”; «Siamo disposti a consegnare la fascia tricolore al Parlamento. A noi hanno scippato 18 milioni”, ribatte il Sindaco di Nuoro, Andrea Soddu; «Pronti alle barricate: dalla protesta davanti a Montecitorio a consegnare le fasce tricolori al premier Conte”, dichiara Sergio Giordani, Sindaco di Padova; «I grillini ci hanno detto che i soldi servono per cose più importanti, pronto a restituire la fascia», aggiunge la sua rabbia a quella dei colleghi, Massimo Depaoli, Sindaco di Pavia. E via così… senza tregua.
Si comporrà il dissidio Comuni/Governo, grazie all’intervento di soluzioni equilibrate e ragionate in grado di contemperare interessi e tutelare diritti maturati? Questa la domanda del momento. Si attendono risposte credibili.