Entro il 2018 l’intero sistema anagrafico italiano dovrebbe emettere unicamente il documento digitalizzato, ma in molte città resta ancora un’utopia avere in tempi brevi e al netto di crisi di nervi la card che andrà a contenere, oltre ai dati anagrafici e il domicilio, anche l’impronta digitale, la foto scannerizzata, il codice fiscale, i dati relativi al sistema sanitario nazionale e, in alcuni casi, anche le disposizioni relative alla donazione degli organi. Si tratta di un documento rivoluzionario, sicuro e non clonabile sul quale l’Italia è a lavoro dal 1997 e in via sperimentale dal 2000, ma, nonostante i molteplici stop&go la strada per normalizzare l’emissione della CIE è ancora lunga e complessa. In questo scenario si registra, viceversa, il successo di Milano.
Sono 30 mila (quasi) le carte d’identità elettroniche emesse nel capoluogo meneghino, dagli sportelli dell’anagrafe, dal primo giugno al 31 luglio. I numeri sono da record, e dovuti all’afflusso di molti milanesi che preferiscono rinnovare la carta prima di partire per le vacanze estive. Il record mensile è di giugno, con quasi 17 mila carte d’identità.
Attiva a Milano dal mese di ottobre 2016, la carta d’identità elettronica ha ormai sostituito la carta d’identità cartacea, che viene rilasciata solo in casi di estrema urgenza e che entro breve tempo, a causa dell’esaurimento della carta, sarà destinata alla dismissione completa. Se infatti nel 2017 le carte d’identità emesse nel primo semestre erano 28.378, a fronte di 63.048 Cie, nel primo semestre del 2018 sono state solo 8.705, contro le 85.050 Cie. E insieme ai numeri sono calati drasticamente anche i casi di “furti d’identità”: la carta d’identità cartacea, infatti, gode del triste primato di documento più contraffatto d’Europa.
Con la Cie, invece, la sicurezza è massima: la verifica dell’identità, infatti, viene effettuata tramite una speciale applicazione, presente anche sul passaporto elettronico emesso da tutti i paesi europei, che contiene i dati anagrafici del titolare (nome, cognome, luogo e data di nascita, luogo di residenza), la sua foto e le impronte digitali. I cittadini più attenti, però, avranno notato che al momento della richiesta di inserimento dati da parte dello sportellista, alcune informazioni non vengono più inserite. La professione, il colore dei capelli e degli occhi, infatti, non sono più richiesti allo sportello, così come lo stato civile, un tempo inserito su richiesta dei cittadini. Rimangono invece i dati più tradizionali, come l’indicazione del luogo, la data di nascita e il sesso, la fotografia, anche se in bianco e nero, e la registrazione della statura.