“Quando sento parlare di cultura la mia mano corre alla fondina!”. Lo proclamava con acido sarcasmo un famigerato del secolo scorso per stigmatizzare il ruolo del sapere come antidoto all’ignoranza e alla sopraffazione dell’uomo sull’uomo, come barriera potente all’intossicazione delle menti di chi si vuole mantenere suddito. Per fortuna quelle parole e, soprattutto, le azioni scellerate che esse hanno generato, come il rogo dei libri messi all’indice perchè sovversivi, sono state archiviate, speriamo definitivamente. Oggi, le istituzioni, e il potere che esse incarnano, seguono orientamenti di opposto segno. Un esempio per tutti: il Piemonte ha approvato recentemente una nuova legge sulla cultura, che integra e supera le 28 leggi regionali finora vigenti, frutto di un intenso confronto con operatori del settore, amministratori locali e parti politiche. Tra le novità introdotte dalla normativa, che entrerà in vigore il primo gennaio 2019, la programmazione triennale, anche in termini di risorse, con la costituzione di un nuovo Fondo per la cultura articolato in spesa corrente e spesa per investimenti, e la possibilità di costituire tavoli come strumento di partecipazione, ma anche il riconoscimento di soggetti culturali che prima non avevano accesso ai contributi regionali, come cinema e librerie, e la tutela del patrimonio linguistico.
Diversi gli emendamenti approvati, molti dei quali hanno recepito le istanze avanzate dal Consiglio delle autonomie locali (Cal). Forte condivisione sugli obiettivi e sul ruolo che si vuole attribuire alla cultura in Piemonte è stata manifestata anche da parte di tutte le forze politiche. Non a caso, è stato approvato un ordine del giorno collegato che impegna la Giunta ad assicurare al comparto culturale risorse finanziarie adeguate, commisurate alle variazioni annuali dei tassi d’inflazione e con livelli di finanziamento crescenti nel corso degli anni. Segno che gli amministratori regionali e locali hanno compreso sino in fondo che la cultura non è soltanto una medicina dell’anima e un fattore di crescita della coscienza collettiva, ma soprattutto una straordinaria leva della crescita economica.