Il ministero dell’Interno ha finanziato la rete nazionale di videosorveglianza con 35 milioni, la Sardegna, per proteggere i suoi 377 Comuni, ha fatto ancora di più, contribuendo con altri fondi volti alle realizzazione di impianti per la sicurezza. Nel 2014 ha infatti realizzato, nei primi 110 municipi con 14 milioni di spesa, i primi allestimenti di videosorveglianza. Ora, con il nuovo bando da 20 milioni, potrà chiudere il cerchio e mettere in sicurezza gli altri 267 Comuni.
“Entro due anni la copertura della nostra rete sarà totale”, ha sottolineato il governatore Francesco Pigliaru, davanti a una cartina in cui gli esperti hanno tracciato la mappa aggiornata della videosorveglianza di ultima generazione. Indispensabile e obbligatoria in una regione che è al quarto posto, in Italia, per numero di attentati agli amministratori comunali. Sono stati otto, nei primi sette mesi dell’anno, più di uno ogni trenta giorni. L’altra emergenza, ha aggiunto Emiliano Deiana, presidente dell’Anci, riguarda “i cittadini che hanno bisogno di essere rassicurati e sentirsi protetti. Dobbiamo evitare che invece si diffonda il cosiddetto diritto ad aver paura”. Dunque, prevenzione e sicurezza, devono continuare a essere concetti fondamentali e mai astratti.
Il nuovo bando si pone proprio questo obiettivo, spiega l’assessore agli Affari generali, Filippo Spanu: “entro 30 giorni pubblicheremo il bando, i 20 milioni sono già disponibili. I Comuni avranno quattro mesi di tempo per chiedere il finanziamento. Massimo a novembre, pagheremo il 100 per 100 del contributo e quindi i cantieri potranno partire a dicembre”. È una procedura snella, a sportello, con la certezza che nessun Comune rimarrà escluso. “Ogni passaggio – ha sottolineato Spanu – l’abbiamo concordato con l’Anci e non ci dovrebbero essere problemi nelle procedure”. Decisa anche la griglia delle somme destinate ai Comuni: da un minimo di 35mila euro per quelli sotto i mille abitanti a massimo 200mila oltre la soglia dei 20mila residenti.
Nel pacchetto dei 20 milioni ci sono anche le quote destinate a potenziare la rete telematica regionale attraverso la fibra ottica e ad aggiornare i software dei Comuni che hanno già un loro sistema di videosorveglianza. “È ovvio – ha aggiunto l’assessore Spanu – che i vari progetti presentati dai Comuni dovranno essere in grado di dialogare fra loro e permettere l’accesso diretto delle forze di polizia ai sistemi dei singoli comuni”. Una quota di 50mila euro è invece destinata al Comune di Macomer, dove entro sei mesi sarà operativo il Centro per la permanenza e il rimpatrio (Cpr) destinato all’accoglienza di migranti algerini.
Dei primi 110 Comuni finanziati a suo tempo, una trentina hanno concluso i lavori, gli altri lo faranno entro ottobre. “La prima parte della rete – ha concluso Spanu – di fatto è pronta. La seconda sta per partire ed entro due anni sarà completata”.