La gestione dei rifiuti costituisce un settore delicato, caratterizzato da notevoli differenze e marcate frammentazioni da città a città. Un panorama variegato, dunque, con luci e ombre, messe in evidenza da uno studio di Crif Ratings, che vede le amministrazioni locali talora in difficoltà nell’acquisizione delle risorse indispensabili per la gestione dei servizi urbani. Secondo l’indagine, infatti, nel triennio 2014-2016 i Comuni hanno riscosso solo l’80% dell’accertato, “causando un ammanco medio di circa 1,7 miliardi (sono stati 1,8 nel solo 2016). Cifra che varia notevolmente sul territorio: ci sono “punte di 120 euro pro capite nel Lazio. Seguono la Sicilia (77), la Campania (63) e la Calabria (45). Mancati incassi tra i 20 e 30 in Sardegna, Umbria, Puglia e Liguria mentre in Emilia-Romagna, Piemonte, Abruzzo, Toscana, Marche, Molise e Basilicata non si incassano tra i 10 e 20. Le migliori performance, invece, riguardano il Friuli-Venezia-Giulia, la Lombardia, il Veneto, il Trentino-Alto-Adige e la Valle d’Aosta. Più grave la situazione di Roma, dove nel 2016 su 799 milioni di euro iscritti a bilancio ne sono stati riscossi meno di 250.
Quali le cause di tali pesanti ammanchi? “Molto dipende da come sia strutturato il canone per la fruizione del servizio – spiegano gli autori della ricerca – Soltanto il 10% dei Comuni ha adottato una tariffazione puntuale, mentre la restante parte degli enti locali sia avvale della formula generica del “tributo”che esula dall’effettivo utilizzo del servizio. Al precario assetto finanziario del settore si aggiunge anche la scarsità cronica degli investimenti il cui fabbisogno strutturale, secondo Utilitalia, ammonterebbe a 4 miliardi. Nel biennio 2015-2016, ad esempio, a livello procapite gli investimenti sono stati pari a 16 euro, benché fra le macroaree del Paese si siano registrati forti dislivelli. “Se infatti il Nord-Est mostra un dato superiore alla media nazionale del 100% – chiariscono i ricercatori della Crif Ratings – e il Nord-ovest resta molto vicino alla media, il resto d’Italia risulta essere molto distante. Il Centro è inferiore del 30% e il Sud è inferiore addirittura di più del 50%. Queste differenze si riverberano anche nella percentuale di raccolta differenziata, diretta conseguenza di investimenti effettuati in comunicazione e sensibilizzazione, macchinari, impianti e strumentazione focalizzata sulla raccolta puntuale. Queste percentuali premiano il Nord (Nord-Est vicino al 70% e Nord-Ovest a circa il 60%)”.