Il nostro è tra i primi Paesi europei per il riciclaggio dei rifiuti speciali, che nel 2016 ha raggiunto il 65%. Una buona notizia sul fronte della sostenibilità che emerge dal Rapporto 2018 dell’Ispra. Se i dati mostrano un buon lavoro sul fronte del riciclo, viene altresì sottolineata la necessità di investire di più nell’ambito della prevenzione dei rifiuti speciali. Ne vengono prodotti ancora troppi e siamo a oggi lontani dall’obiettivo fissato dal Programma nazionale di prevenzione del 2013, che prevede al 2020 una riduzione del 5% nella produzione dei “non pericolosi” e del 10% per i pericolosi, calcolati per unità di Pil al 2010.
I rifiuti speciali, generati da attività produttive, commerciali e di servizio, sono per quantità oltre quattro volte superiori a quelli urbani (135 milioni di tonnellate nel 2016 a fronte di oltre 30 milioni di tonnellate degli urbani). Nel 2016 a crescere in modo particolare è stata la categoria dei rifiuti “pericolosi”, che con oltre 9,6 milioni di tonnellate ha segnato un +5,6% rispetto al 2015; più contenuto l’aumento dei “non pericolosi” che sono arrivati a 125 milioni di tonnellate (+1,7%).
Tra i rifiuti speciali, quelli del settore delle costruzioni e demolizioni costituiscono uno dei flussi più importanti in termini quantitativi: con oltre 54,8 milioni di tonnellate, rappresentano il 40,6% dei rifiuti speciali, seguiti da quelli prodotti dalle attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento (27,2%) e dal settore manifatturiero (20,7%). La Lombardia è la regione che produce più rifiuti speciali: 29,4 milioni di tonnellate, pari al 21,8% del totale nel 2016.