E’ stata presentata il 10 maggio a Novara la prima Strategia nazionale del verde urbano, linee guida tese a stimolare un processo di trasformazione politica e culturale. Il nuovo documento indica la direzione a cui guardare nelle decisioni politiche su piante e boschi nelle città italiane. L’obiettivo è quello di fissare criteri per la promozione di foreste urbane e periurbane coerenti con le caratteristiche ambientali, storico-culturali e paesaggistiche dei luoghi. L’applicazione del programma richiede un ruolo particolarmente attivo a livello comunale. La Strategia si basa su tre elementi essenziali: passare da metri quadrati a ettari; ridurre le superficie asfaltate; adottare le foreste urbane come riferimento strutturale e funzionale del verde urbano. Il bosco in città include viali alberati, grandi parchi, giardini, ville storiche, verde di quartiere e verde architettonico, nonchè il bosco verticale e i tetti rivestiti di piante.
Tra i relatori del programma: Massimo Atelli, presidente del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico del Ministero dell’Ambiente; Massimo Laporta, presidente dell’Ispra; Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; l’editore Carlo Robiglio; l’architetto Paolo Pejrone, Presidente dell’associazione parchi e giardini d’Italia; il Generale Antonio Ricciardi, comandante dell’unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei carabinieri; Alessandra Stefani direttore generale del Ministero dell’Agricoltura; il Sindaco di Pantelleria, Salvatore Gino Gabriele, e l’architetto Leopoldo Freyrie, presidente della Fondazione Riuso. Il programma prevede il coinvolgimento degli stakeholder e di competenze necessariamente multidisciplinari per sviluppare idonee policy pubbliche e indirizzare le amministrazioni comunali verso la realizzazione di piani e progetti basati sui servizi ecosistemici e sulla rete di Infrastrutture Verdi (green infrastructures, nature basedsolutions), definiti per raggiungere precisi obiettivi di ordine sociale, ambientale, finanziario e occupazionale.
La strategia s’inserisce in un contesto sociale, culturale, politico e legislativo complesso e maturo, che ne individua i principi base e gli orientamenti strategici di riferimento. A scala europea e internazionale si registra da tempo, per i sistemi urbani, un forte aumento di abitanti e di superficie, essenzialmente sottratta ai sistemi agricoli e naturali. Conseguentemente alle diverse tipologie di verde urbano e periurbano sono richiesti maggiori servizi per mitigare gli effetti delle sostanze inquinanti e, in particolare, per mitigare gli effetti dell’isola di calore e del cambiamento climatico. Questi maggiori servizi devono diventare l’elemento centrale per la definizione di nuove policy pubbliche, orientate ad assecondare e a sfruttare l’azione del capitale naturale, governandone gli effetti più immediati (incidenza sulla spesa sanitaria e sociale per morbilità e mortalità legate alla qualità dell’aria, riduzione e risparmio di spesa pubblica attraverso attente azioni di intervento sul territorio, anche mediante l’attivazione di equilibrate situazioni di partenariato ispirate a logiche di responsabilità sociale e di impresa).
L’eterogeneità ambientale, storica e culturale dei Comuni italiani offre l’opportunità di fare della Strategia un fattore di polarizzazione e orientamento nella pianificazione del verde pubblico, per selezionare diversi modelli e soluzioni possibili in funzione delle proprie peculiarità territoriali. Nella logica della clusterizzazione dei Comuni italiani per affinità territoriali e densità abitativa, è stato ritenuto opportuno classificare i comuni italiani utilizzando indicatori utili anche per ipotizzare percorsi pianificatori e progettuali. Questi indicatori hanno dato luogo a sei gruppi che, pur nella loro generalità, offrono indicazioni interessanti in termini di possibili interventi in linea con la Strategia stessa.