Il fenomeno del terrorismo, e in particolare quello dei ‘foreign fighters’, richiede strumenti effettivi e un approccio comunitario. Tra il 2009 e il 2013, negli Stati membri dell’Ue vi sono stati 1.010 attentati falliti, sventati o riusciti, in cui sono rimaste uccise 38 persone. Dal 2014 a oggi, le stragi si sono susseguite per mano dell’Isis e si parla oggi di 300 persone che hanno perso la vita. L’impegno dell’Ue, iniziato sin dal 2005 con la strategia antiterrorismo adottata dal Consiglio, si concentra su prevenzione, da realizzare anche tramite l’interscambio fluido ed efficace tra gli Stati membri, e in particolare tra i loro sistemi di intelligence, protezione, perseguimento e risposta.
Dopo gli attentati di Parigi, il 13 novembre 2015, inoltre, l’Europa ha presentato una serie di misure per combattere il terrorismo, dal controllo dei passeggeri aerei alla stretta su armi da fuoco ed esplosivi. Tra le principali misure introdotte ci sono il Registro dei passeggeri aerei (Pnr) e lo Shengen Information System (Sis). Ma ora si cercano nuove soluzioni.
Le carte d’identità dei Paesi Ue devono contenere le impronte digitali e altri dati biometrici dei titolari. E’ la proposta che presenterà oggi il commissario Ue Dimitri Avramopoulos, nel quadro del rafforzamento della lotta al terrorismo. Sempre in questo ambito, la commissaria Jourova proporrà misure per facilitare gli scambi tra i 28 di prove digitali come dati e messaggi ospitati sui server di altri Paesi. Dubbi legati direttamente o indirettamente a questo tipo di misure, e a quelle proposte a dicembre per rafforzare il database di Schengen e gli scambi di informazioni, però, sono già stati sollevati dai garanti per la privacy europei.
“Dobbiamo dare un giro di vite finché non ci sia più spazio né mezzi per i terroristi o i criminali” e questo “significa che dobbiamo bloccare il loro accesso ai soldi, ai documenti falsi, alle armi e agli esplosivi, impedendo loro di attraversare le frontiere indisturbati”, ha detto Avramopoulos citato dalla stampa internazionale.
Allo stesso tempo, però, in Belgio il Garante nazionale della privacy ha bocciato la legislazione nazionale che intende rendere obbligatorie le impronte digitali sulla carta d’identità belga dal 2019. E proprio ieri il garante Ue per la protezione dei dati Giovanni Buttarelli ha emesso un’opinione piuttosto critica nei confronti delle proposte presentate lo scorso dicembre dalla Commissione Ue, nel precedente pacchetto su sicurezza, visti e controllo delle frontiere. Questo prevede di rafforzare la base di dati del sistema Schengen rendendolo un sistema centralizzato contenente milioni di dati biometrici di cittadini, anche non Ue, facilitando lo scambio di informazioni. “Nella loro forma attuale, le proposte della Commissione altererebbero la struttura e la modalità operativa dei database Ue esistenti e cambierebbero il modo in cui i principi legali fondamentali in quest’area sono stati tradizionalmente interpretati”. Occorre quindi fare “maggiore chiarezza” sulle “precise implicazioni per i diritti e le libertà individuali”.