Il fenomeno della delinquenza giovanile da branco, meglio conosciuta come azione delle baby gang, si è imposto come nuovo allarme in materia di ordine pubblico, non soltanto per i recenti gravi episodi di cronaca, ma anche come consapevolezza della minaccia da non sottovalutare da parte del Ministro dell’interno e della stessa Commissione antimafia. Nel presentare la Relazione conclusiva relativa alla XVII legislatura, il presidente dell’organismo parlamentare, Rosy Bindi, ha con forza sottolineato il problema: “E’preoccupante e crescente il coinvolgimento di bambini e adolescenti nelle attività della criminalità organizzata, che da sempre vede nei minori un investimento e una risorsa da sfruttare cinicamente anche in ragione della loro condizione di non imputabilità. Il fenomeno – ha spiegato – investe soprattutto le realtà più difficili del Mezzogiorno, ma non va sottovalutata la sua incidenza anche nelle altre regioni d’Italia nelle quali le cosche, a cominciare dalla ‘ndrangheta, hanno ormai stabilito solidi insediamenti e dove si registra un numero crescente di minori stranieri e giovanissimi migranti reclutati in numerose attività illegali. Sono tanti i minori uccisi e fatti sparire, vittime di brutali ritorsioni mafiose. Quella della mafia che rispetta l’infanzia è una menzogna, che recenti e drammatici episodi in Calabria e Campania hanno dolorosamente confermato. Agli eredi di sangue si affianca un esercito di bambini e adolescenti, reclutati nei quartieri più degradati e tra le famiglie più povere, usati per confezionare dosi e spacciare la droga, addestrati al controllo del territorio. L’escalation di delinquenza minorile nel napoletano – ha proseguito la Bindi – appare da questo punto di vista, emblematica. Se in altre parti d’Italia i reati dei minori sono prevalentemente legati al consumo e allo spaccio della droga, a Napoli, oltre la droga, si registrano rapine, scippi, estorsioni, uso di armi, omicidi e tentati omicidi. I vuoti di potere nei clan storici e strutturati, esito di un’efficace azione di contrasto, sono diventati un incentivo all’affermazione di nuove leve criminali sempre più giovani e sempre meno capaci di regolare la loro violenza su strategie di potere di lungo periodo”.