Pagare due centesimi per imbustare le verdure al supermercato vi sembra scandaloso? Per salvare l’ambiente i sudditi di sua Maestà potrebbero inventarsi un’iniziativa assai più dispendiosa. Provate a ordinare un bicchiere di caffè a Londra. Costerà (forse), la bellezza di 25 centesimi di sterline (circa 30 centesimi di euro) in più rispetto a prima. Mentre in Italia, dunque, infuriano le polemiche sui sacchetti bio, nel Regno Unito stanno valutando, viceversa, di introdurre una tassa di 25 centesimi di sterlina, circa 30 centesimi di euro, sui bicchieri monouso da caffè per limitarne il consumo: 500 mila pezzi di plastica ogni giorno finiscono nel cestino, e non sempre (anzi, quasi mai) in quello destinato al riciclo.
La proposta è della commissione parlamentare sull’ambiente, che chiede una tassa analoga a quella sulle buste di plastica. In un rapporto, la commissione ha evidenziato che ogni anno vengono gettati via 2,5 miliardi di bicchieri da caffè, pari a 30mila tonnellate, di cui solo lo 0,25% è riciclato. Convinti che una tariffa sia più efficace di un incentivo, i deputati chiedono di introdurre una tassa da 25 centesimi di sterlina e di investire i proventi nel riciclo.
In attesa di una decisione le principali caffetterie, tra cui Starbucks e Costa, offrono già uno sconto di 25 centesimi a chi si porta da casa i bicchieri riutilizzabili, e in questi giorni la catena Pret a Manger ha raddoppiato l’incentivo.
La stessa commissione inglese sostiene la necessità di introdurre il vuoto a rendere per le bottiglie di plastica: nel Regno Unito se ne gettano via 700mila al giorno. Su questo fronte in Italia ci sono già esperimenti virtuosi. In tre comuni del trevigiano, ad esempio, ogni mese il cittadino che ricicla di più viene esonerato dal pagamento della tassa sui rifiuti.
Le eco-tax sulla plastica non finiscono qui. La Francia, che nel 2008 aveva annunciato la “tassa pic-nic” su piatti e bicchieri di plastica, dal 2020 ne vieterà la vendita. Se Londra pensa a un obolo anche sui contenitori del take away, l’Irlanda ha giocato d’anticipo sulle buste monouso, tassate dal 2002. La guerra ai sacchetti non è prerogativa dell’Occidente: in Africa, Paesi come Senegal, Ruanda e Kenya li hanno messi al bando.
La plastica è una piaga per il Pianeta. Secondo il Programma Ambiente dell’Onu, ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici finiscono negli oceani. Ma i balzelli guardano anche altrove. La Cina nel 2006 ha annunciato una tassa sulle bacchette di legno (ne produce 80 miliardi di paia all’anno), mentre in California dal 2013 si paga un 1% in più su alcuni prodotti di legno per finanziare la gestione delle foreste.
Una tassa sul chewing gum negli anni è stata proposta in varie parti del mondo, dalla Gran Bretagna al Messico, per sostenere la pulizia delle città. In Italia chi getta a terra una gomma rischia 150 euro di multa. Singapore ha eliminato il problema alla radice: dal 2004 ne vieta l’importazione.