Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha presentato la Strategia energetica nazionale, un piano decennale che guarda oltre il 2030 per gestire il cambiamento del sistema energetico del Paese. La Strategia energetica nazionale (Sen) è il risultato di un processo articolato e condiviso durato un anno che ha coinvolto, sin dalla fase istruttoria, gli organismi pubblici operanti sull’energia, gli operatori delle reti di trasporto di elettricità e gas e qualificati esperti del settore energetico.
Nella fase preliminare sono state svolte due audizioni parlamentari, diverse riunioni con i gruppi parlamentari, con le Amministrazioni dello Stato e con le Regioni. La proposta di Strategia è stata quindi posta in consultazione pubblica per tre mesi, con una ampia partecipazione: oltre 250 tra associazioni, imprese, organismi pubblici, cittadini e esponenti del mondo universitario hanno formulato osservazioni e proposte, per un totale di 838 contributi tematici, presentati nel corso di un’audizione parlamentare dalle Commissioni congiunte Attività produttive e Ambiente della Camera e Industria e Territorio del Senato.
C’è da dire che l’Italia ha raggiunto in anticipo gli obiettivi europei, con una penetrazione di rinnovabili del 17,5% sui consumi complessivi al 2015 rispetto al target del 2020 di 17%, e sono stati compiuti progressi tecnologici che offrono nuove possibilità di conciliare contenimento dei prezzi dell’energia e sostenibilità. Ora la Strategia si pone l’obiettivo di rendere il Sistema energetico nazionale più competitivo, migliorandone la competitività, continuando a ridurre il gap di prezzo e di costo dell’energia rispetto all’Europa, in un contesto di cifre internazionali crescenti. La Sen guarda, insomma, al raggiungimento (in modo sostenibile) degli obiettivi ambientali e di decarbonizzazione definiti a livello europeo, in linea con i futuri traguardi della Cop21 rafforzando altresì l’indipendenza energetica dell’Italia.
I target quantitativi previsti dal Piano comprendono: la riduzione dei consumi finali da 118 a 108 Mtep con un risparmio di circa 10 Mtep al 2030; il 28% di rinnovabili sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5% del 2015. In termini settoriali, poi, l’obiettivo si articola in una quota di rinnovabili sul consumo elettrico del 55% al 2030 rispetto al 33,5% del 2015; in una quota di rinnovabili sugli usi termici del 30% al 2030 rispetto al 19,2% del 2015; in una quota di rinnovabili nei trasporti del 21% al 2030 invece del 6,4% del 2015; la riduzione del differenziale di prezzo dell’energia: contenere il gap di costo tra il gas italiano e quello del nord Europa (nel 2016 pari a circa 2 euro/MWh) e quello sui prezzi dell’elettricità rispetto alla media Ue (pari a circa 35 euro/MWh nel 2015 per la famiglia media e al 25% in media per le imprese); la cessazione della produzione di energia elettrica da carbone con un obiettivo di accelerazione al 2025, da realizzare attraverso un programma di interventi infrastrutturali; la razionalizzazione del downstream petrolifero, con evoluzione verso le bioraffinerie e un uso crescente di biocarburanti sostenibili e del Gnl nei trasporti pesanti e marittimi al posto dei derivati dal petrolio rispetto al 1990, una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050. Un altro obiettivo è quello di raddoppiare gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico clean Energy passando da 222 milioni nel 2013 a 444 milioni nel 2021; la promozione della mobilità sostenibile e dei servizi di mobilità condivisa; nuovi investimenti sulle reti per maggiore flessibilità, adeguatezza e resilienza; diversificazione delle fonti nonché rotte di approvvigionamento di gas e gestione più efficiente dei flussi e punte di domanda; riduzione della dipendenza energetica dall’estero dal 76% del 2015 al 64% del 2030 (rapporto tra il saldo import/export dell’energia primaria necessaria a coprire il fabbisogno e il consumo interno lordo), grazie alla forte crescita delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.