Si è svolta la scorsa settimana Roma, presso il Ministero dello Sviluppo economico, una riunione tra il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il titolare del Mise, Carlo Calenda. Nel corso della riunione da parte del Governo è stata proposta la convocazione di un tavolo istituzionale permanente di aggiornamento e di consultazione con le autorità locali con la partecipazione di Arcelor Mittal su tutti gli aspetti del piano ambientale e industriale e sulle connesse ricadute sul territorio e sull’indotto. Il Sindaco ed il governatore hanno però rifiutato la proposta confermando la loro disponibilità a partecipare soltanto al tavolo di trattativa sindacale che, essendo riservato ai soggetti contraenti, non prevede la partecipazione di terze parti.
Al termine dell’incontro il primo cittadino di Taranto ha dichiarato: “Siamo rammaricati della distanza che esiste in questo momento tra il Governo e gli enti Locali. Confidiamo si possa continuare a ragionare sul metodo, ma non possiamo accettare che ci siano tavoli dove si discute del piano industriale senza il coinvolgimento delle istituzioni locali. In una vicenda così drammatica e complessa non si può non discutere tra tutti i soggetti istituzionali, in maniera coordinata alla vertenza sindacale, degli aspetti connessi all’ambiente, e dunque alle bonifiche, come pure delle sorti dell’indotto. Continueremo ad assicurare la nostra leale collaborazione al ministro Calenda, ma a tutela della nostra comunità, ad oggi, non sembrano sussistere le condizioni per un ritiro del nostro ricorso al Tar”.
A questo proposito il governatore Emiliano ha aggiunto: “Il Governo ritiene che la presenza della Regione e del Comune non sia necessaria nel tavolo dell’intesa sindacale. Quindi prendiamo atto di questa posizione con rammarico. Il sindacato avrebbe preferito la nostra presenza, ma il Governo non la vuole. Quindi il governo si prende la responsabilità di non avere in quel tavolo l’aiuto della Regione e del Comune. È chiaro che noi abbiamo comunque l’obbligo di collaborare con il Governo, secondo le forme che il Governo sceglierà. Non so se il Governo avrà voglia di discutere con la Regione Puglia su come evolve l’attuazione del piano ambientale e del piano industriale. La legge prevede che lo faccia perché le competenze della Regione Puglia sono quelle di verificare gli adempimenti previsti dall’Aia. Quindi – ha aggiunto Michele Emiliano – prima o poi dalla Regione Puglia il Governo dovrà passare. Aspettiamo quel giorno con rispetto e oggi ho fatto un gesto di lealtà verso il Governo. Ho offerto la partecipazione della Regione Puglia per la definizione complessiva di questa vicenda. Noi, ancora una volta, siamo stati corretti e abbiamo offerto di condividere questa responsabilità. Evidentemente, per ragioni che ancora non sono chiare, il governo preferisce fare da solo. Farà da solo fino a che le sue competenze glielo consentiranno. Quando entreranno nell’orbita delle competenze regionali, noi faremo il nostro dovere. Collaborando, perché la fabbrica continui a funzionare, ma nel rispetto assoluto della salute dei cittadini dell’area perché nel nostro ordine di priorità il diritto alla salute ha un pochino più di importanza del diritto al lavoro e alla produzione e secondo noi possono convivere. E noi cercheremo di lavorare in questa direzione – ha concluso – Sicuramente impugneremo il Dpcm nella parte che riguarda il piano ambientale che assolutamente non ci convince. Ma la discussione con il ministro non ha toccato questo argomento”.
“Non si comprende quale beneficio possano trarre la Regione Puglia e il Comune di Taranto nell’eventuale sospensione di quanto prescritto nel Dpcm – ha affermato il ministro Calenda – Ancor meno si comprende in quale modo tale impugnativa della Regione sia legata alla partecipazione a un tavolo di trattativa sindacale riservato alle parti piuttosto che a un tavolo istituzionale. Deve essere chiaro che con il ricorso la Regione inserisce un elemento di rischio nella fase più delicata di una vicenda che, dopo molti anni, può avviarsi a conclusione con un investimento complessivo di 2,4 miliardi oltre ad 1, 8 miliardi di prezzo di acquisto a rimborso dei creditori. Lascia stupefatti – ha detto infine il titolare del Mise – che di fronte a questi investimenti, le autorità locali non solo non si adoperino per il buon esito dell’operazione ma cerchino costantemente di ostacolarla senza considerare le conseguenze”. La questione resta aperta.