Solo il 2,3% degli automobilisti oggi guida un veicolo ecologico, ma oltre un italiano su tre è pronto ad acquistarne uno: ibrido per il 27% ed elettrico per il 9%. La svolta ‘verde’ della mobilità viene fotografata dall’Osservatorio mensile di Findomestic, società di credito al consumo del Gruppo Bnp Paribas, realizzato in collaborazione con Doxa. Buona notizia se si considera che i blocchi del traffico a Milano, Torino e Brescia influenzano ben poche le concentrazioni nell’atmosfera di PM 2,5 (le polveri sottili più pericolose per la salute). Lo sostiene uno studio sull’inquinamento in Val Padana svolto da RSE, la società di ricerca del Gestore dei Servizi Energetici (GSE, la società pubblica che promuove le fonti rinnovabili).
“L’intero comparto “trasporto su auto” privato contribuisce per il 14% delle concentrazioni di PM 2,5 medie annue a Milano – si legge nel rapporto -. L’8% di questo dato è provocato dalle auto in circolazione a Milano, il resto da quelle del bacino circostante. Pertanto riduzioni anche drastiche del trasporto su auto, ma circoscritte alla sola area urbana di Milano (estensione AREA C, limitazioni veicoli diesel) porterebbero a una discesa della concentrazione media annua di PM 2,5 di pochi punti percentuali. Lo stesso discorso vale per altre città della Pianura Padana come Torino o Brescia”.
RSE ritiene molto più utile, per ridurre le polveri sottili, uno riconversione anche parziale del parco auto lombardo verso veicoli ecologici. Lo studio calcola che con una quota del 20% di auto elettriche e un altro 20% di auto ibride, si avrebbe una riduzione del 26% delle emissioni di PM 2,5 e del 21% della CO2 (anidride carbonica, il principale gas serra).
Stufe e camini in Lombardia (Milano esclusa) impattano sulle concentrazioni di PM 2,5 nel capoluogo di Regione più delle caldaie non a biomassa del capoluogo stesso. Lo rivela lo stesso studio sull’inquinamento in Val Padana svolto da RSE. “Per questo – si legge nello studio – si ritiene necessario intervenire, anche con incentivi, per sostituire impianti domestici a biomassa con sistemi come le pompe di calore. Ciò potrebbe risultare efficace per la diminuzione delle emissioni di particolato”. RSE propone anche “interventi di efficientamento energetico degli edifici”, che “potrebbero portare a riduzioni significative dei consumi e di conseguenza delle emissioni”. Infine, sostiene il centro studi, occorre “agire sul tema della consapevolezza degli utenti, per avere un uso consapevole dell’energia e meno sprechi”. Questo “può portare a un risparmio sino al 5%”.