Dai dati del III Rapporto “Agromafie e caporalato 2016” dell’Osservatorio Placido Rizzotto – Flai Cgil, emerge che sono oltre 400.000 i lavoratori sfruttati, sottopagati, agli ordini dei caporali e delle aziende che si rivolgono loro. Lavoratori che vedono calpestati diritti e dignità, persone costrette ad accettare 3 euro l’ora per un lavoro duro e faticoso in violazione di ogni contratto esistente. Da Nord a Sud il caporalato segue le medesime regole e questo perverso circuito alimenta tutta un’economia illegale che parte proprio dai campi e continua a espandersi nella filiera dell’agroalimentare.
Ma la legge ha cominciato a dare risultati grazie a interventi efficaci in progressione: da un lato con un’attività coordinata delle Forze dell’ordine attraverso un’efficace azione di repressione, dall’altro con una positiva collaborazione sul territorio, sul piano associativo e sociale, tra gli imprenditori agricoli e i sindacati. Questo, in sintesi, quanto affermato dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, al termine della riunione che si è tenuta ieri presso il Ministero delle Politiche agricole, per fare il punto sulla legge contro il caporalato a un anno dalla sua introduzione.
“Veniamo da una storia – ha detto Poletti – dove il caporalato era vissuto come un’emergenza che scoppiava di fronte a una tragedia per poi essere rimesso nell’ombra. Ora, invece, abbiamo sviluppato un impegno costante che fa leva sull’attività integrata di più soggetti e che trova un elemento di forza anche nei progetti attivati sul territorio per migliorare le forme e le strutture di accoglienza dei lavoratori. A un anno dall’approvazione della legge occorre intensificare l’impegno per bloccare gli strumenti con i quali il caporalato si è sviluppato. E’ quindi necessario agire sul tema del trasporto, uno dei meccanismi attraverso cui si vincola il lavoratore a una logica distorta di relazione con il lavoro”, ha concluso Poletti.