L’evasione fiscale si conferma piaga nazionale cronica, nonostante l’azione di contrasto che il Governo ha potenziato negli ultimi anni. Ammonta, infatti, a quasi 87 miliardi di euro l’anno l’importo totale sottratto all’erario in Italia. Nel periodo 2010-2015 l’ammontare complessivo di mancato gettito nelle casse dello Stato si è attestato a 521.8 mld, rispettivamente a 83 miliardi, 90.2 miliardi, 86.9 miliardi, 87.5 miliardi, 89 miliardi e 85.2 miliardi. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi di Unimpresa che ha analizzato la Nota di aggiornamento del Def approvato il 23 settembre dal Consiglio dei ministri. Di conseguenza, secondo l’analisi dell’associazione, la media dell’evasione fiscale è attestata, nei sei anni che vanno dal 2010 al 2015, a 86,9 miliardi. Il picco massimo è stato raggiunto nel 2011 con 90,2 miliardi, il minor livello nel 2010 con 83,04 miliardi. Irpef e Iva risultano tra le imposte più evase: la tassa sui redditi registra mancati versamenti medi per 30,7 miliardi, mentre per quanto riguarda il balzello sui consumi sfuggono all’amministrazione finanziaria 35,5 miliardi.
Nel dettaglio, nel 2015 si sono registrati mancati versamenti di Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) per 31,6 miliardi, di Ires (imposta sul reddito delle società) per 10,2 miliardi, di Iva (imposta sul valore aggiunto) per 34,7 miliardi, di Irap (imposta regionale sulle attività produttive) per 8,1 miliardi, d’imposta sulle locazioni per 1,3 miliardi e del canone Rai per 1 miliardo.
“Le tasse vanno pagate e onorate le scadenze col fisco – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci – è un dovere di tutti i contribuenti sia famiglie sia imprese. Tuttavia, quando si osservano dati sull’evasione fiscale – osserva – non si possono ignorare alcuni aspetti. Come il fatto che una parte dei soggetti che decide di non versare imposte e tributi nelle casse dello Stato lo fa per necessità, talora per la mancanza assoluta di disponibilità talora per far fronte ad altri pagamenti. Ciò vale per le famiglie e vale soprattutto per le imprese. L’imprenditore che non paga, spesso dirotta il denaro al pagamento degli stipendi o di altri fornitori magari artigiani, piccole aziende o professionisti” conclude Pucci.