Potenziare la gestione dei rifiuti, salvaguardare i pascoli alpini e scoprire nuove forme di energia. Sono 31 i progetti italiani che riceveranno un finanziamento dell’Unione europea nell’ambito del programma LIFE, lo strumento finanziario dell’Ue a favore dell’ambiente e dell’azione per il clima.
È di 83 milioni, dunque, il contributo che l’Ue ha destinato a 31 progetti ambientali che coinvolgono l’Italia. La misura rientra all’interno di un pacchetto d’investimenti di 222 milioni di euro dal bilancio Ue per il programma Life, che riguarda la protezione della natura e l’azione per il clima. Proprio all’Italia va la fetta più grossa dei fondi, seguita da Spagna (79,4 milioni per 44 progetti) e dai Paesi Bassi (33,5 milioni per 5 progetti).
I finanziamenti sono a favore di varie iniziative, dalla conservazione della laguna nord di Venezia alla tutela di piante e animali rari, come la stipa veneta e il capovaccaio (piccolo avvoltoio in via d’estinzione presente in Basilicata, Calabria e Sicilia). Tra i progetti vincitori ci sono anche la sperimentazione di nuovi sistemi di consegna delle merci in centro città per abbassare i livelli d’inquinamento dell’aria, o la ricerca all’Istituto Mario Negri su sostanze chimiche non dannose. Quasi 1,3 milioni di fondi Ue andranno a uno studio, coordinato dal Politecnico di Milano, per rendere più “verde” il processo di produzione del Grana Padano.
Tra i 31 progetti italiani finanziati dalla Commissione europea nell’ambito del programma LIFE uno dei più rilevanti arriva dalla Puglia. Si chiama ‘Remedia’, vale 2,48 mln (1,34 dei quali provenienti da fondi comunitari) ed è coordinato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali dell’Università del Salento.
L’obiettivo dell’iniziativa è “sviluppare e dimostrare l’efficacia di un sistema di acquacoltura integrata multitrofica (Imta)”, una tecnologia di produzione in grado di ridurre l’inquinamento e allo stesso tempo di aumentare produttività e profitto, trasformando i flussi di rifiuti in nuovi prodotti. Ad essere coinvolti nel progetto sono anche la sede di Taranto dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero, Maricoltura Mar Grande S.r.l., e l’Università ‘Aldo Moro’ di Bari.
Secondo le proiezioni della Banca mondiale, la domanda di prodotti acquatici aumenterà di 261 milioni di tonnellate entro il 2030, con il 62% di questa proveniente da produzioni da acquacoltura. Da qui l’interesse europeo per il settore e per nuove forme di produzione più efficienti e con un impatto sull’ambiente sempre più basso.