Si prospetta come una giornata storica, quella di domani, per le donne saudite. Nel paese più conservatore tra quelli arabi, dove le donne non sono autorizzate a guidare l’auto e vivono tutta la loro vita sotto la tutela di un uomo, per la prima volta potranno partecipare alle elezioni municipali tanto come elettrici quanto come candidate. Ce ne sono circa 900 in corsa, su un totale di 6.140 candidati. Sono in palio due terzi dei 284 seggi dei consigli locali, mentre l’altro terzo viene assegnato dal governo. Gli elettori registrati sono un milione e mezzo, tra cui 136.000 donne. La partecipazione femminile al voto era stata decisa nel 2011, sulla scia della primavera araba, dall’allora re Abdallah, morto lo scorso gennaio. Il monarca aveva anche ordinato una ‘quota rosà del 20% per i seggi del Consiglio della Shura, il parlamento nazionale, che ha tuttavia poteri molto limitati. L’apertura, certo, non è totale. Le candidate, ad esempio, non possono tenere pubblici comizi e possono comunicare con il loro elettorato solo tramite la tv. E anche la possibilità di apparire in televisione per le donne è sottoposta a molte restrizioni. «Un loro portavoce (in genere il tutore, quindi un parente o il marito, ndr) può comunicare con gli uomini al loro posto», ha precisato Jadeeh al-Qahtani, della commissione elettorale. E anche tra gli elettori c’è una certa diffidenza per le candidate. Una di loro, Aljazi al-Hossaini, in corsa per un seggio nella capitale Riad, ha raccontato alla tv satellitare al-Jazeera che voleva allestire un gazebo nei pressi di una piazza, ma il proprietario del terreno su cui voleva sistemare il gazebo, un uomo, le ha negato il permesso. Così molte candidate hanno scelto di affidarsi a Internet e ai social media per attirare elettori. A molte donne note per il loro attivismo a favore della parità di genere è stata negata l’autorizzazione a candidarsi. È successo, ad esempio, a tutte quelle che in passato hanno deciso di sfidare il divieto di guidare e che per questo sono state condannate al carcere. Solo una di loro, Loujain Hathloul, è stata riammessa dopo aver presentato un ricorso. Per un’altra di loro, Nassima al-Sada, della provincia orientale sciita, non c’è stato invece niente da fare. «Abbiamo bisogno di cambiare il modo di pensare delle donne», ha detto in una recente intervista. «Molte persone pensano che le elezioni sono solo uno show, un modo per far vedere che anche qui ci sono riforme. Non importa quello che vuole il governo. Ciò che conta è come posso usare questo per cambiare le cose. Con la globalizzazione e i social media, tutto il mondo è collegato. Il cambiamento avverrà, l’unica domanda è quanto tempo ci vorrà».